Stefano Parisi riemerge dalla fossa del leone Giovanni Toti con qualche ferita quale e là ma sostanzialmente in buone condizioni, nonostante il fuoco incrociato del battaglione leghista e totiano, coadiuvato da una narrazione giornalistica che sotto la Lanterna non è stata benevola nei suoi confronti.
GENOVA, LA PIAZZA PIU’ DIFFICILE
L’ex candidato sindaco di Milano sapeva perfettamente che quella di Genova sarebbe stata una delle piazze più difficili del suo lungo tour Megawatt con il quale sta girando mezza Italia. E questo nonostante nel capoluogo ligure possa contare su una delle sue collaboratrici più fidate, l’ex consigliere regionale del Pdl Raffaella Della Bianca, da tempo votata alla causa parisiana, e nonostante dal Ponente ligure sia tornato in campo per dargli una mano l’ex ministro Claudio Scajola.
Ma la Liguria oggi, si sa, è appannaggio della coalizione Toti-Lega, plastica rappresentazione di un governo in mano a un esponente di Forza Italia (sponda destra e filo-leghista) con il Carroccio come azionista di maggioranza. Insomma, il contrario dello schema cui pensa Parisi, deciso a rimettere al centro il ruolo di moderati, liberali, cattolici e riformisti prima di rincorrere le sirene populiste. Non è un caso dunque se alla convention dell’ex direttore di Confindustria, tenutasi sabato mattina in una gremita sala del cinema Sivori (oltre 200 persone, dato non scontato), non si sia presentato nessuno dello stato maggiore di Forza Italia in Liguria. Figurarsi i leghisti. Genova è anche uno dei principali capoluoghi che andrà al voto alle prossime amministrative, e anche a Tursi (insieme a La Spezia) Toti vuole mettere la sua bandierina dopo averlo fatto in Regione e a Savona. Se l’operazione promossa in tandem con la Lega salviniana andasse in porto, la forza del governatore dentro Fi sarebbe ancora maggiore.
CHI C’ERA (E CHI NON C’ERA)
Le 200 persone radunate sabato mattina a Genova non sono un risultato trascurabile per un movimento come quello parisiano che non ha strutture partitiche e organizzative alle spalle. Semmai gode dell’appoggio di tanti ex. Il plenipotenziario di Matteo Salvini in Liguria, l’assessore regionale Edoardo Rixi (è pure vicesegretario federale del Carroccio), ha subito fatto capire ai suoi che non era il caso di presentarsi. “Non seguiamo i modelli perdenti” ha sentenziato ricordando il risultato delle urne milanesi. Toti, seppure invitato, non si è presentato per altri impegni, ma ha fatto capire che non sarebbe ugualmente andato. In sala, come ricostruito dai media genovesi, per quanto riguarda il fronte politico c’erano i fratelli Claudio (ex ministro) e Maurizio Scajola (ex segretario della Camera di commercio di Savona), l’ex senatore Dc-Fi-Pdl Luigi Grillo, l’ex consigliere regionale di Fi Gino Morgillo che due anni fa ha lasciato la nave berlusconiana per aderire a Liguria Libera, esponenti dell’Udc come il commissario dello scudocrociato a Genova Gigi Zoboli, l’ex candidato governatore e sindaco di Genova Enrico Musso (dato in avvicinamento ai CoR di Raffaele Fitto), un altro ex candidato sindaco di Genova come Sergio Castellaneta, l’ex consigliere comunale forzista Giuseppe Costa, l’ex sindaco di Rapallo Mentore Campodonico. Insomma, una lunga serie di ex. A questi vanno aggiunti esponenti del mondo imprenditoriale e dei servizi, quel ceto produttivo tanto caro a Parisi, il quale però ha dovuto fare a meno della presenza annunciata dell’armatore Stefano Messina, rimasto lontano dai riflettori dopo la richiesta di commissariamento della sua società avanzata dalla Procura di Genova nell’inchiesta sul crollo della Torre Piloti al Porto.
LA RICOSTRUZIONE DEI MEDIA GENOVESI
Che Genova rappresenti una piazza difficile e ostica per Parisi, lo dimostra anche l’accoglienza riservatagli dai media locali. Se il quotidiano della città, il Secolo XIX, si è limitato a una ricostruzione piuttosto asettica della convention parisiana, l’emittente locale Primocanale che fa riferimento al senatore Maurizio Rossi (eletto con Scelta Civica poi passato al Misto dopo aver fondato il movimento Liguria Civica) non è andata per il sottile: “L’incontro nella sala del cinema Sivori – si legge in un articolo – si è svolto senza volti importanti in platea, la Genova-che-conta ha disertato l’incontro”. E ancora: “Si chiama Energie per l’Italia, in verità la luce è piuttosto debole”. Parole analoghe su Liguria Notizie: “I MegaWatt dell’altro centrodestra non scaldano. Le idee di Stefano Parisi non riaccendono l’entusiasmo fra i liguri”. “Presenti pochi giovani, tanti capelli bianchi e c’è chi dormicchia. Sarà stato per le comode poltroncine posizionate in leggera salita rispetto al palco. Sarà stato per il sabato mattina. Certo è che le lampadine di Stefano Parisi non solo non scaldano il pubblico, ma non illuminano neanche più di tanto i volti degli ombrosi genovesi. La Genova che conta e che solitamente ha buon fiuto, stamane non si è neppure vista”.
Nel suo dorso genovese, Repubblica aveva annunciato l’arrivo di Parisi in città dando conto delle dure posizioni della Lega, per poi sottolineare nel resoconto della convention come “la sala del cinema Sivori, in effetti, è piena. Il problema è l’età media, decisamente alta. E anche il genere: gli uomini sono in maggioranza schiacciante”.