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Tutti i subbugli alla sinistra del Pd fra Fassina, D’Attorre e Scotto

C’è Fratoianni che scalpita, D’Attorre che scrive lettere, Scotto che cerca di mediare, Fassina che si autosospende dal gruppo alla Camera, e Vendola che osserva da lontano a debita distanza. A metà febbraio (17-19 a Rimini) nascerà ufficialmente Sinistra italiana, nuovo partito dei “rossi” di casa nostra, sulle ceneri di Sel e della Rifondazione che fu. Questa volta è l’unione tra l’ex partito di Nichi Vendola e i fuoriusciti dal Pd, come Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre per l’appunto. Più qualche altro pezzetto sparso di questa galassia: ecologisti, ex arcobaleno, ex Pdci. Che però si presenta già divisa. Da almeno un anno, infatti, nei gruppi parlamentari si discute tra chi vuole fondare un partito alternativo al Pd e che non ha nulla a che fare con esso, una forza che vada ad occupare quello spazio a sinistra lasciato libero dal Pd renziano. E che guarda a un possibile dialogo col Nazareno solo quando da quei locali Matteo Renzi avrà sloggiato definitivamente e Bersani & C. si saranno ripresi la ditta. I punti di riferimento degli “oltranzisti” sono Fratoianni e Fassina. Poi c’è un’altra parte, più possibilista, che non esclude un dialogo con il Pd renziano. A guidare gli “aperturisti” sono Arturo Scotto, Massimiliano Smeriglio e Ciccio Ferrara.

Tra gli uni e gli altri in questi ultimi tempi sono volati gli stracci, con accuse e scambi reciproci, e pure insulti sui social. “Maggiordomi di Renzi”, l’accusa. “Isolazionisti del nulla”, la difesa. Per calmare gli animi, 16 deputati hanno inviato una lettera pubblica a tutti i parlamentari, ma pure ai giornali, invitando alla moderazione dei toni e ha lavorare su proposte politiche e non con gli insulti. Lettera che ha evidenziato come tra le due posizioni ce ne sia anche una terza, che vuole mediare tra le due. La questione del dialogo con Renzi o col Pd non è da poco perché le elezioni amministrative si avvicinano (a primavera si voterà in molte realtà, tra cui Genova) e i due partiti in tanti luoghi governano insieme: senza un’alleanza tra Pd e sinistra alle amministrative rischia di vincere Grillo o il centrodestra. Su questo il congresso di febbraio dovrà dare una risposta. “Con questo Pd noi non vogliamo avere nulla da spartire a livello nazionale, a livello locale vedremo, si potrà decidere caso per caso. Chiaramente poi, per il futuro, a un dialogo con un Pd liberato da Renzi si dovrà lavorare, perché noi vogliamo costruire una forza di sinistra di governo e non un partito massimalista di pura testimonianza. Stare in un angolo non ci interessa”, osserva D’Attorre. Il quale ancora non lo dice, ma potrebbe essere un candidato alla segreteria di Sinistra italiana. L’unico nome che gira ufficiosamente è quello di Nicola Fratoianni, sponsorizzato da Vendola di cui era assessore regionale in Puglia. Ma l’ala moderata di Si metterà in campo una sua candidatura.

“Ben venga questo scontro, perché così escono dall’ambiguità e chiariscono che rapporto vogliono avere col Pd. Sono due anni politico e sulle alleanze”, osserva, dall’esterno, Pippo Civati, anche lui fuoriuscito dal Pd e oggi a capo del movimento Possibile. “Non vogliamo essere la low cost del Pd, ma nemmeno la bad company dei grillini”, sottolinea Scotto. E a chi guarda a una futura alleanza col Pd sono piaciute le parole di Romano Prodi secondo cui “il centrosinistra unito non è un’esperienza irripetibile, ma è l’orizzonte cui bisogna guardare”.

In tutto ciò ci si mette anche Giuliano Pisapia che, dalle pagine dei giornali, ha lanciato l’idea di un “campo progressista”, una nuova forza alla sinistra del Pd renziano, ma alleato con esso. Proposta che è stata presa a pernacchie da tutti gli altri, Vendola e Cofferati in primis. L’ex sindaco di Milano si è beccato l’accusa di voler fare da stampella al Pd renziano. Molti, però, dentro Si si rammaricano, perché Pisapia poteva essere la carta vincente del nuovo partito, il volto vincente da spendere come leader e candidato premier alle primarie del centrosinistra. Altri, invece, quelli che lo vedevano come un competitor interno, tirano un sospiro di sollievo: con la sua mossa Pisapia si è fatto fuori da solo. Qualcuno lo accusa pure di essere manovrato da Carlo De Benedetti, di cui è l’avvocato di famiglia. L’ex sindaco di Milano ha organizzato una prima iniziativa a Cagliari cui ha partecipato anche il sindaco Massimo Zedda (Si), ma l’evento che aveva annunciato a Roma è stato rimandato. Insomma, l’idea è in stand by.

A conclusione, anche la polemica sulle tessere: sarebbero 4 mila quelle finora portate a casa in vista del congresso, quando Sel nel 2010 ne faceva 72 mila e la Rifondazione di Bertinotti 160 mila. “Il tesseramento è iniziato da poco, arriveremo sicuramente a 15 mila”, assicura D’Attorre. La cosa rossa è ancora piccola. Crescerà?


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