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Maurizio Crozza, Michele Emiliano e il guascone che si trasforma in stabilizzatore

Michele Emiliano ed Enrico Lucci

Chi sosterrà di più il governo Gentiloni? Gli scissionisti Pd capeggiati da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema o chi, a sorpresa come Michele Emiliano, non abbandona il Pd? La domanda non sta attanagliando soltanto gli esponenti del Pd che restano nel partito o lo lasciano, ma anche e soprattutto la maggioranza di governo e i ministri.

Le prime parole di Bersani post scissione, come quelle pronunciate ieri nel corso della trasmissione Di Martedì condotta da Giovanni Floris su La 7, non lasciano sperare in un corso troppo tranquillo per l’esecutivo Gentiloni. Infatti l’ex segretario del Pd ha detto senza tante perifrasi che da ora in poi, con la costituzione di un nuovo partito di sinistra che sosterrà il governo e quindi con gruppi parlamentari ad hoc staccati dal Pd, il governo presieduto da Paolo Gentiloni dovrà tenere conto delle richieste su fisco, lavoro e giustizia sociale che arriveranno dalla nuova formazione degli scissionisti. In altri termini, mentre finora era indicato Matteo Renzi come la personalità del Pd che avrebbe più ostacolato il prosieguo del governo per accelerare sul voto anticipato, adesso potranno essere i bersaniani a porre maggiori condizioni, e intralci, all’operato dell’esecutivo.

In questa prospettiva quello che più era indizionato per essere il guastatore nel campo democrat, ossia il governatore della Puglia, Michele Emiliano, è destinato secondo molti osservatori a trasformarsi in uno stabilizzatore del quadro politico. A partire dal Pd. Infatti, con la sfida aperta alla leadership di Renzi per la candidatura a segretario del Nazareno, Emiliano di fatto può catalizzare lo scontento verso Renzi ma fertilizzando il terreno democrat.

Si vedrà se la scelta di Emiliano si rivelerà lungimirante, di certo la scissione di bersaniani e dalemiani appare di corto respiro. Con uno schema improntato al proporzionale, di riffa o di raffa il Pd renziano resterà comunque il perno del campo progressista in cui si riconoscono anche Bersani e compagni scissionisti. Un esito quasi auspicato da Renzi – la mini scissione ispirata anche da D’Alema – come fanno capire le parole di Emiliano: quando ho capito che Renzi gioiva nel vedere anche me fuori dal Pd, ho deciso di restare, ha detto il governatore della Puglia che già gongola per essere assurto a nuovo personaggio nelle imitazioni di Maurizio Crozza.


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