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Vi racconto l’alleanza del tubo fra Russia e Giappone sul gas

gas

Dopo aver dato energia al Dragone cinese, l’Orso russo arriva nei giardini del Samurai nella stagione del Cherry Blossom. “Cherry blossom” siamo in piena stagione di fioritura del Sakura, i mitici alberi di ciliegi in Giappone, che va dalle giornate di fine marzo alle prime di aprile a Tokio. E proprio in questi giorni, c’è stata la notizia di un altro tubo, che partirà dalla Russia per portare il gas naturale – la fonte fossile più pulita e su cui si sta puntando per la transizione energetica – verso un ennesimo cliente di prestigio.

Il gasdotto da 25 miliardi di mc/anno costerà 6 miliardi di dollari e andrà verso est: non nella tana del dragone (per i cinesi va avanti il “Forza Siberia 2”) ma in quella dei samurai. Così Russia e Giappone, ossia Putin e Abe, guardano al futuro. Chissà se questo tubo passa in qualche campo di Sakura.

Sakura o non Sakura il Giappone non ha risorse di gas naturale proprie. E come mi fa notare un amico l’accordo con la Russia è interessante per i Japs che ridurranno così la dipendenza dal nucleare di un 8% dal qui al 2030. Questo perché la pressione sociale per un completo phase out rimane forte. È per questo che Abe cerca soluzioni energetiche.  Il Giappone deve liberarsi anche dalla dipendenza del Gnl come unica alternativa (e col Qatar nel ruolo di “quasi single” supplier) e differenziare l’approvvigionamento. Il gasdotto è una soluzione perfetta (e sorprende che arrivi solo ora, vista la distanza da Sakhalin).

E l’Europa? E l’Italia? Starà a guardare, come fa spesso, il gas che invece di arrivare nei nostri fornelli e nelle nostre centrali elettriche si allungherà per la via di Marco Polo e andrà a fare funzionare la Toyota o la Sony (ma anche i fornelli dove si scaldano i wok…)? A questo punto, non sarebbe meglio se chi ce l’ha il gas, in Europa, cominciasse a estrarlo e a farlo fruttare? Ogni riferimento all’Italia è puramente voluto…


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