Eugenio Albamonte, è il successore di Piercamillo Davigo alla guida dell’Associazione nazionale dei magistrati italiani (Anm). Veneziano, classe ’67 , Albamonte è in magistratura dal ’95, è appartiene al gruppo di Area, il cartello delle toghe di sinistra di Magistratura Democratica e Movimento per la giustizia. Il neopresidente dell’Anm è pubblico ministero da otto anni alla procura di Roma, è specializzato in indagini su crimini informatici e cyberterrorismo, nell’utilizzo a fine investigativo degli strumenti informatici e nella collaborazione internazionale finalizzata al contrasto di tali reati. Il suo nome è legato alla recente inchiesta sui fratelli Occhionero, accusati di una operazione di cyberspionaggio. Nella sua biografia si legge che si è occupato di fenomeni criminali che variano dalla pedo-pornografia online al traffico illecito sul deep web (armi, droga, documenti contraffatti ma anche carte di credito clonate e software illegali), dal contrasto al terrorismo islamista alle attività di cyber attivismo illegale, al cyber spionaggio.
A tu per tu con Claudio Cerasa, direttore del Foglio, ha parlato a ruota libera di processi mediatici, Consip e magistrati prestati alla politica. . “Lo dico senza problemi e senza na scondermi perché penso sia corretto mettere le cose in chiaro e provare a fare un po’ di chiarezza su quello che sta succedendo an che nel nostro mondo: in Italia abbiamo un mostro chiamato processo mediatico e credo sia giusto che si lavori seriamente per sgon fiare questa bolla pericolosa, che complica i processi, danneggia gli indagati e fa male an che alla credibilità della magistratura, e dun que a noi”, ha detto Albamonte.
“Sul caso Consip non ho molto da dire e non vorrei avventurarmi in scenari complicati – ha detto Albamonte -. La consi derazione che mi viene in mente è che forse ora qualcuno la smetterà di dire che il pub blico ministero è il Torquemada dell ‘inda gato e che lavora solo per metterlo sulla gra ticola. Qui, invece, grazie alla procura di Ro ma ci troviamo di fronte a un impegno di scrupolo che non è comune”.
Sul fatto che l’Italia festeggi i 25 anni di Tangentopoli con la presenza di un magistrato che si candida a guidare il più grande partito d’Italia, Albamonte ha invece risposto a Cerasa: “Devo dire che questo è un fatto inedito, anomalo. È una cosa grave che crea un cortocir cuito. Noi abbiamo una norma che prevede tassativamente il divieto di iscrizione di un magistrato a un partito politico e a meno che un partito non preveda che il proprio leader sia un non iscritto il divieto di iscrizione a partiti politici dovrebbe essere tassativo”. Il capo dell’Anm non ha fatto nomi ma è il caso di Michele Emiliano.
Nei confronti dei suoi colleghi magistrati ha detto: “I magistrati che si comportano in modo sobrio mi piacciono. I pavoni no”.
(Foto Imago Economica)