Voteremo con una legge elettorale che non prevede coalizioni ma il voto per lista. Tutti lo sanno. Silvio Berlusconi lo vede come il modo per distinguersi dai lepenisti, dalla Lega e attrarre, in Forza Italia, i moderati. Solo Giuliano Pisapia e compagni fanno finta di non saperlo. E parlano di coalizioni e di campi. Mistero.
Pisapia dovrebbe dire: la lista del Pd sia la più aperta possibile, plurale e, magari, con nomi o simboli che denotino l’apertura della lista. Sarebbe una richiesta legittima. Anche se, mi chiedo: perché una lista aperta di centrosinistra dovrebbe privilegiare solo l’apertura a sinistra e non anche al centro? Perché Pisapia la chiama “campo di centrosinistra” se c’è solo la sinistra? Il centro chi lo fa? Misteri della disinvoltura e della licenza linguistica e lessicale con cui certa sinistra si autoassegna tutte le parti in gioco.
Comunque passiamoci pure sopra: Pisapia chiami pure coalizione, campo o alleanza una lista del Pd aperta a lui ed annessi. Ma non esageri! La pretesa di venire accolti nella lista del Pd, sia pure con proclami e campane, e dettare le condizioni, è comica. Dice Pisapia: “Caro Pd tu che mi accogli dovresti, però, fare anche le seguenti cose: mettere in discussione il tuo leader (scelto da 2 milioni di persone); cambiarlo con uno che sta bene a me (magari Romano Prodi, il leader di 25 anni fa, epoca delle guerre puniche o quasi); dichiarare, anche, che quello che tu, Pd di Renzi, hai fatto in tre anni di governo (Jobs act, Scuola, ecc) erano schifezze e cose di destra”. Ecco: a queste condizioni Pisapia dice che potrebbe considerare l’invito di Renzi a entrare nella lista del Pd.
Provocazione o barzelletta?