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Ecco come la minoranza Pd di Orlando lavora con Pisapia per andare oltre Renzi

Andrea Orlando

La giornata di ieri è stata a suo modo storica per il centrosinistra targato Matteo Renzi. Perché mai si era visto un fuoco di fila più netto contro il leader del Pd. Ha iniziato la mattina sulle pagine di Repubblica, Walter Veltroni: “Matteo cambi passo, il Pd ha smarrito la sua identità”. Ha proseguito Romani Prodi che, continuando sulla metafora dei giorni scorsi sull’accampamento del centrosinistra, ha detto: “La mia tenda? È già spostata più in là. Anzi, l’ho rimessa nello zaino”. Addirittura Dario Franceschini ha twittato: “Il risultato delle amministrative parla chiaro. Nel Pd qualcosa non ha funzionato”.

È in questo clima di grande serenità che verso le cinque del pomeriggio, in un caldissimo pomeriggio romano, la corrente di Andrea Orlando, ovvero la minoranza Pd, si è riunita all’ex convento Santa Chiara. Nonostante l’alta temperatura renda i visi paonazzi, l’energia è positiva. E il motivo è semplice: da mesi gli orlandiani cercando di far capire a Renzi che le cose non funzionano e il Pd si sta sempre di più distaccando dalla società e dal suo popolo. Ora il risultato delle amministrative ha dato loro ragione, ergo una certa soddisfazione c’è. Mascherata, naturalmente, dal dispiacere diplomatico per la sconfitta. La sensazione, però, è che a Genova, L’Aquila e tutte le altre città al voto si sia verificato quando predicato come Cassandre da settimane. E adesso? “Adesso come minimo ci aspettiamo di essere ascoltati. Perché così si va a sbattere e si perdono pure le Politiche”, dicono in coro un gruppetto di deputati. “A colpire non è solo la reazione di Renzi, che è una roba che non sta in cielo né in terra, ma il fatto che chi gli sta attorno non sia in grado di farlo ragionare”, sussurra l’ex tesoriere Ugo Sposetti.

La speranza, ora, è di contare di più. Perché quando le cose vanno male, succedeva anche nella Dc, la minoranza accresce il suo valore politico. Per questo motivo nessuno pensa più che Gianni Cuperlo, tanto per dirne uno, emigri altrove. “Resteremo tutti qui, dentro, a battagliare fino all’ultimo. E Renzi dovrà ascoltarci”, ripete il gruppetto. Passa anche Giacomo Portas, Moderati. “I segnali della debacle alle regionali erano evidenti. Certo, se poi rinunci pure alla campagna elettorale e lasci il campo libero a Berlusconi…”, osserva.

La ricetta, per la minoranza Pd, è quella evocata da tempo: un campo largo, che tenga insieme Pd e sinistra, con Pisapia nel mezzo, e i padri nobili a soffiare sulle vele. Il contrario di quello che anche ieri ha ribadito Renzi, secondo cui “queste elezioni hanno dimostrato che con Pisapia si perde e avanti dunque con la lista unica”. “Il Pd isolato è troppo fragile, debole. Il partito è nato per unire e non per dividere”, afferma dal palco il governatore laziale Nicola Zingaretti, uno dei più applauditi. “Renzi divide, non può essere lui il candidato premier, ci vuole una leadership che unisca”, va giù duro Gianni Cuperlo.

Concetto condiviso in pieno da Orlando. “Renzi ha vinto il congresso e deve fare il segretario del Pd. Ma non può essere il candidato premier: per questo ruolo occorre la figura di un federatore”, sostiene il ministro della Giustizia. Che poi difende l’alleanza dell’Unione sbeffeggiata dai renziani: “Meglio quella foto, con molte anime, piuttosto di quella con Renzi e Berlusconi”. E attacca Lorenzo Guerini che nel frattempo aveva intimato uno “stai calmo” a Franceschini per il suo tweet. “Queste sono parole che si pronunciano al bar prima di una rissa. Non mi sembra un linguaggio da dibattito politico. Occorre rispetto per tutti”, sottolinea Orlando, la cui distanza da Franceschini è nota.

La sensazione, mentre l’appuntamento di Area dem si avvia alla conclusione, è che la minoranza Pd abbia in qualche modo ripreso vigore. A Renzi non faranno più sconti, mentre si continuerà a sostenere con forza Gentiloni. E nel frattempo faranno da pontieri con le altre forze di sinistra per costruire un campo largo, dove Romano Prodi possa ripiantare la sua tenda. Molti di loro, Orlando in testa, sabato prossimo saranno alla convention di Pisapia, a Roma. Renzi ha tentato di offuscarne l’immagine convocando la riunione nazionale dei circoli del Pd. Sarà un bel duello, anche mediatico.


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