Con 24mila tablet. «E’ un accordo che apre la strada a questa forte innovazione». L’acquisto dei dispositivi per il voto elettronico da parte del governatore leghista della Lombardia, Roberto Maroni, ha riportato il tema dei referendum sull’autonomia al centro delle cronache nazionali. Soprattutto per l’investimento: 24mila tablet, 23 milioni di euro. Il 22 ottobre, gli elettori della Lombardia e del Veneto saranno chiamati a esprimersi sulla consultazione. Un tocco sul touchscreen per l’indipendenza dallo Stato centrale. Il tema dell’autonomia è sempre stato caro alla Lega, specialmente al nord. Nel centrodestra, però, c’è chi è pronto a indire referendum simili a quello del prossimo autunno anche nelle regioni del sud.
REGIONALISMO DIFFERENZIATO
A fare la parte del Carroccio nel Meridione è Forza Italia. Durante una conferenza stampa a Montecitorio, alcuni esponenti del partito di Silvio Berlusconi, tra cui Renato Brunetta (nella foto) e Mara Carfagna, hanno proposto di estendere i referendum sull’autonomia in tutta Italia, in particolare nel Mezzogiorno. «La necessità», ha spiegato Brunetta, «è che ci sia uno Stato meno invadente al nord e più efficiente al sud. Chi l’ha detto che i referendum debbano essere fatti solo nel nord Italia? Noi, ovviamente, voteremo sì in quelle regioni, e siamo convinti che il regionalismo differenziato sia un’occasione di rilancio».
LA PARTE DEBOLE DEL PAESE
Sia Maroni, sia il governatore del Veneto, Luca Zaia, altro esponente della Lega, hanno incassato il sostegno di Fi alla consultazione sull’autonomia. A invitare il partito a schierarsi apertamente, in qualità di capogruppo degli azzurri alla Camera, è stato proprio Brunetta. Il primo a sollevare perplessità sul rapporto tra nord e sud in caso di vittoria del Sì è stato invece l’ex candidato sindaco di Fi a Torino, Osvaldo Napoli. «Benissimo la differenziazione fiscale, ottimo il principio che i soldi rimangono laddove si producono, ma che ne facciamo della parte debole del Paese? Il sud non compra niente dal nord? Se al Mezzogiorno mancano le risorse, a rimetterci è anche il nord».
BASTA PIAGNISTEI
La soluzione, per Forza Italia, potrebbe essere l’autonomia delle regioni del Meridione. La prima a raccogliere l’invito degli azzurri, tramite un disegno di legge consiliare, è stata la Calabria. Secondo la coordinatrice del partito locale, Jole Santelli, il referendum permetterebbe «alle classi dirigenti locali di poter cogestire alcune materie con lo Stato e, contemporaneamente, impegna lo Stato stesso a lavorare per ridurre il divario tra nord e sud. Si tratta di un nuovo meridionalismo non più basato sul piagnisteo».
I QUESITI CI SONO GIÀ
I due quesiti da sottoporre agli elettori calabresi sono già pronti. E sono basati su «un più incisivo esercizio dei poteri sostitutivi statali al fine di garantire la piena uguaglianza tra i cittadini calabresi e i cittadini residenti nelle altre regioni», oltre alla stipula «con le altre regioni dell’Italia meridionale continentale di tutte le intese necessarie per l’esercizio unitario, anche attraverso l’istituzione di organi comuni, delle funzioni di propria competenza».
CHE COSA PENSERÀ IL PD?
Secondo Carfagna, il cui nome è circolato come possibile candidata di Fi alle prossime politiche, anche altre regioni del sud sarebbero disposte ad avviare l’iter per il referendum autonomista. In particolare, il Lazio e la Campania. «Stiamo lavorando», ha confermato l’ex governatore del Lazio, Renata Polverini, «con l’obiettivo di rafforzare la governance di Roma capitale. Il modello di riferimento è Parigi». «In Campania pensiamo a tre quesiti», ha sottolineato il deputato Paolo Russo, originario di Marigliano, un comune in provincia di Napoli. «Per chiedere maggiore autonomia, per chiedere interventi perequativi dello Stato e per coordinare le azioni delle regioni del sud». Calabria, Lazio e Campania. Ovvero Mario Oliveiro, Nicola Zingaretti e Vincenzo De Luca. Tre regioni del sud, tre governatori del Pd. Che cosa penseranno loro della proposta autonomista di Fi?