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Perché Trump sbaglia sul Qatar. Parola di Civiltà Cattolica

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“Se la politica americana servisse solo a promuovere gli interessi sauditi e a frenare le richieste del Qatar, la situazione nella regione diventerebbe col tempo sempre più esplosiva, aprendo una lunga stagione di instabilità e di crescita dell’estremismo in tutto il Medio Oriente”. Nel numero in uscita, Civiltà Cattolica passa al vaglio le ultime mosse dell’amministrazione Donald Trump nella regione. Ne risulta un giudizio critico verso la Casa Bianca e la sua posizione sbilanciata verso l’Arabia Saudita nella crisi con il Qatar, messo all’angolo dal 5 giugno da Riyad e dai suoi alleati. Il saggio del quindicinale dei gesuiti, approvato dalla Segreteria di stato vaticana, porta la firma di Drew Cristiansen S.I., docente di Etica e Sviluppo umano globale alla Georgetown University (Washington, Usa) e di Jocelyne Cesari, docente di Religione e Politica alla Birmingham University (Uk). Emergono due giudizi: uno favorevole alla linea Barack Obama, uno critico verso Donald Trump.

LA DIPLOMAZIA USA E IL DISCERNIMENTO DI CIVILTÀ CATTOLICA

Per gli autori, la visita di fine maggio di Trump in Arabia Saudita “ha fatto capire che gli Stati Uniti stavano prendendo una posizione di parte in questo conflitto”. È quello l’incontro che ha fornito un’opportunità a Riyad per rompere con il Qatar, affermando che la monarchia del Paese “rappresenta una minaccia per la regione a causa della sua alleanza con l’Iran”. La rinuncia di Washington a giocare un ruolo diplomatico nel “correggere le relazioni tra l’Arabia Saudita e i suoi oppositori sunniti”, per Civiltà Cattolica ha come esito “l’ostacolo all’unificazione degli sforzi delle nazioni arabe contro l’Isis/Daesh, che pure costituisce la priorità politica degli Stati Uniti nella regione”, e impedisce “la formazione di una forte alleanza contro il regime siriano, facilitando indirettamente la longevità di Bashar al-Assad”.

PER WASHINGTON, BUSINESS AS USUAL

Effetto straniante e opposte visioni: Trump il 9 giugno aveva accusato il ricchissimo Stato del Golfo di essere “un finanziatore del terrorismo ad altissimo livello”. Giudizio che non ha impedito qualche giorno dopo al Pentagono di firmare un accordo con Doha per la fornitura di 36 caccia F-15 per 12 miliardi di dollari. In maggio un accordo per la vendita di armi da 110 miliardi di dollari era stato siglato con i sauditi. Ed entrambi i paesi, come analizzava padre Bernardo Cervellera di AsiaNews in una intervista con Formiche.net, non hanno patenti di verginità da sbandierare: “Sia Arabia Saudita che Qatar sostengono gruppi violenti”.

“LA LINEA TRUMP RISCHIA DI FAVORIRE I CONFLITTI SETTARI”

Civiltà Cattolica sembra valorizzare il pluralismo e le garanzie di libertà religiosa offerte da Doha al contrario dell’Arabia Saudita. Ma il punto cruciale, sottolinea il periodico dei gesuiti diretto da Antonio Spadaro (nella foto), è che la politica americana – continuando a sostenere che l’Iran è all’origine di tutti i problemi – comporta “sostanzialmente permettere che i conflitti settari” nella regione “continuino a infuriare”. In apertura dell’articolo, gli autori citano al contrario le azioni di Barack Obama, nei cui confronti si registra una non timida assoluzione delle politiche adottate in Medio Oriente. Politiche giudicate da non pochi osservatori “eccessivamente prudenti”.

VALORIZZAZIONE DELLA LINEA OBAMA

Ricordando un’intervista al The Atlantic del 2016, Civiltà Cattolica valorizza invece il giudizio dell’ex inquilino di Pennsylvania Avenue sulla sfiducia in quelli che un tempo erano stati i pilastri della politica statunitense: Arabia Saudita e Israele. Il presidente rivelava le ragioni per cui aveva rotto con il Washington playbook, ovvero quel tribalismo che aveva condizionato gran parte delle iniziative americane. Un aspetto, par di capire, che l’attuale presidenza Usa non riesce a cogliere in tutta la sua potenza distruttiva. Così che adesso le tensioni “rischiano di esacerbarsi”. Positiva la valutazione sulla politica Obama anche in Siria. Gli autori sottolineano in particolare come non sia stata valorizzata a sufficienza dagli analisti l’accettazione dell’ex presidente della proposta Putin di smantellare gli arsenali chimici siriani: “Sebbene, a quanto consta, non sia stata un pieno successo, è servita a eliminare una significativa parte dell’arsenale e a prevenire attacchi chimici contro i civili per più di due anni. In un momento in cui papa Francesco invitava il mondo a pregare per la pace, questo ha ridotto le dimensioni di un conflitto che sembrava in procinto di acuirsi”.

QUALI RISCHI CORRONO GLI USA (E NON SOLO)

Secondo Civiltà Cattolica “il sostegno degli Usa all’Arabia Saudita contro l’Iran riduce la capacità dell’amministrazione Trump di mediare tra il Qatar e gli altri Paesi del Golfo”. Tanto che se l’ostilità tra i Paesi del Golfo dovesse continuare, “ciò potrebbe anche andare contro gli interessi della sicurezza degli Usa, che hanno una grande base militare nel Qatar”. Vi si stima una presenza di oltre 10mila soldati. Il fatto che Trump abbia ammorbidito la sua posizione, cominciando, come scrive il quindicinale, a “sostenere gli sforzi di mediazione del segretario di Stato Rex Tillerson perché si raggiunga un compromesso tra l’emiro del Qatar, il re saudita e il presidente egiziano” non è ancora sufficiente. Il Qatar, ricordano gli autori, pur essendo una monarchia assoluta, “ha favorito un certo tipo di apertura cara all’Occidente”. Certo, si ammette, è una moderazione che presenta lacune: “Il governo del Qatar l’ha usata per mettere in difficoltà potenti vicini, come l’Egitto e l’Arabia Saudita, e per sostenere gruppi dissidenti, come i Fratelli Musulmani”. Ma, appunto, si avverte: “Se la politica americana servisse solo a promuovere gli interessi sauditi e a frenare le richieste del Qatar, la situazione nella regione diventerebbe col tempo sempre più esplosiva, aprendo una lunga stagione di instabilità e di crescita dell’estremismo in tutto il Medio Oriente”.



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