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Come cambieranno i profili dei manager richiesti dal mercato

Come deve evolvere il sistema delle infrastrutture, fisiche e digitali, per assicurare al paese un modello operativo e di sviluppo competitivo? Quali competenze sono richieste, come cambiano i manager, in un mondo interconnesso caratterizzato da nuove sfide per la sicurezza e la diffusione delle informazioni? Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, Giovanni De Gennaro, presidente di Leonardo, Monica Maggioni, presidente della Rai, Andrea Munari, amministratore delegato di BNL-BNP Paribas, Fabio Benasso, presidente e amministratore delegato di Accenture, ne hanno discusso ieri a Roma al convegno annuale di Key2people, la maggiore società indipendente a capitale italiano di Executive Search, insieme all’amministratore delegato di Key2people, Cristina Calabrese.

IL DIBATTITO: GESTIRE O SUBIRE?

Incentrato sul tema “Guidare o subire un mondo interconnesso” e sul “potere della digitalizzazione”, il confronto ha ruotato sul tema delle infrastrutture largamente inteso: infrastrutture fisiche di mobilità  (ferroviarie stradali, aeroportuali, portuali), tecnologiche (telecomunicazioni ed energia), infrastrutture social e di comunicazione (web, TV), infrastrutture finanziarie: in tutte l’elemento di innovazione cresce, creando nuove sfide che hanno ripercussioni tanto sulla leadership quanto sull’economia e la società. Pensiamo ai cyber attacchi, in grado di compromettere le infrastrutture sensibili, al furto di dati personali (recentissimo il caso Yahoo che ha reso nota la violazione di tutti i suoi 3 miliardi di account) o al fenomeno fake news, capace di influenzare l’opinione pubblica e di alterare il funzionamento delle democrazie: Monica Maggioni di Rai ha ricordato come Mark Zuckerberg di Facebook abbia dovuto ammettere una forma di responsabilità nella diffusione sul social network di notizie false durante la campagna presidenziale americana del 2016.

“Queste reti dall’altissimo valore strategico, driver di sviluppo delle società, stanno vivendo una straordinaria rivoluzione – ha spiegato Cristina Calabrese, amministratore delegato di Key2people – dove ogni dimensione è interconnessa e incide fortemente sul sistema socio-economico oltre che culturale del paese, favorendo la creazione e fruibilità di una ulteriore grande infrastruttura, quella delle competenze, attraverso la circolazione sempre più libera ed efficace di persone, idee, merci e informazioni”.

INFRASTRUTTURE PER LA CRESCITA DELL’ECONOMIA

“Le infrastrutture hanno un valore sociale, sono un mezzo, non un fine, per realizzare la connessione fisica, immateriale e culturale dell’Italia come grande paese europeo al centro delle interconnessioni globali”, ha affermato il ministro Graziano Delrio richiamandosi alla strategia del Mit  ‘Connettere l’Italia’ . “Condividere una visione e un disegno strategico tra istituzioni, imprese, associazioni che sappiano fare sistema in modo cooperativo è l’unico modo perché l’Italia possa affermare nel mondo le sue notevoli e uniche capacità”.

Le infrastrutture sono una leva così strategica per un paese che la Cina sta facendo politica estera anche grazie ai corridoi esteri, con una nuova Via della seta, consapevole che le infrastrutture si traducono in vantaggio economico, ha ricordato Delrio, che ha poi citato il potenziamento delle infrastrutture italiane, cominciando dal Sud, dove è in via di realizzazione la linea ferroviaria veloce Napoli-Bari e già esiste il treno veloce Roma-Reggio Calabria.

Gli investimenti infrastrutturali intanto si legano sempre più saldamente con quelli tecnologici: l’autostrada Salerno-Reggio Calabria inaugurata lo scorso dicembre è anche la prima smart road italiana, predisposta per le auto a guida autonoma. E’ un’evoluzione che esige investimenti in sicurezza e in analisi dei Big data raccolti dai sensori sulla rete infrastrutturale: va in questo senso la fusione Anas-Ferrovie dello Stato che unisce le grandi competenze ingegneristiche di Ferrovie con l’esperienza nella sensoristica stradale di Anas. “Nasce un nuovo player meglio attrezzato per competere con i colossi stranieri”, ha detto Delrio.

DATA SCIENTISTS E UMANISTI NELLE BANCHE

Il mondo bancario è uno dei settori su cui la tecnologia digitale innesca una delle trasformazioni più radicali, traghettando gli istituti simbolo della finanza del passato verso i confini del Fintech. Ma non è solo la tecnologia a creare il cambiamento, ha sottolineato Andrea Munari di BNL-BNP Paribas: è la capacità di usarla su vasta scala per nuovi servizi – per esempio, nel caso delle banche, per il rapporto con la clientela. Anche le risorse umane richieste sono nuove, ma con una sorpresa: “In BNL-BNP Paribas assumiamo sempre più data scientists, ma non trascuriamo di inserire nello staff persone con una formazione classica e umanistica, capaci di capire le radici e il contesto del cambiamento”, ha riferito Munari.

E’ una strategia di parziale “recupero del passato” per trasportarsi nel futuro che anche il mondo dei media ritiene valida: “Per contrastare il fenomeno fake news, occorrono senz’altro le competenze digitali che permettono di rispondere alle minacce all’informazione che arrivano dal cyber-spazio, ma unite a un ritorno alle radici del giornalismo: controllo delle fonti e contestualizzazione della notizia”, ha sottolineato Monica Maggioni di Rai.

OCCASIONE ITALIA NELLA SICUREZZA

Trasformazione digitale vuol dire anche affrontare la questione della sicurezza informatica e cibernetica, soprattutto con il moltiplicarsi degli oggetti connessi (Internet of Things). “Le minacce informatiche sono oggi molto più numerose e molto più imprevedibili, non localizzabili, perché il mondo è interconnesso”, ha sottolineato Giovanni De Gennaro di Leonardo: “Serve una difesa di sistema basata sulla collaborazione pubblico-privato e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder – governo, industria, università e ricerca, utenti”. Altrettanto importante è costruire una nuova cultura della sicurezza: “Le risorse umane contano anche più della tecnologia: è tra le persone che deve crescere la consapevolezza del rischio e la capacità di proteggere le infastrutture e i dati e reagire alle minacce. L’Italia ha l’occasione di far decollare una vera industria della sicurezza”, secondo De Gennaro.

“Governare e non subire la trasformazione digitale è possibile se si crea un ecosistema che coinvolge tutti i soggetti e si mettono insieme i Big data”, ha ribadito Fabio Benasso di Accenture, sottolineando come la sfida del digitale si accompagni a quella della data-driven society, la società e l’economia in cui l’analisi di volumi massicci di dati disparati abilita nuovi servizi e strumenti che forniscono conoscenza e occasione di crescita. “Sarà un lungo percorso in cui le aziende dovranno inserire attività di formazione continua e reskilling delle loro risorse, ma anche preservare competenze e esperienze preziose esistenti che vanno trasferite nell’era digitale”, ha concluso Benasso.

COMPETENZE  E INCLUSIVITA’

La trasformazione dell’economia e della società sulla spinta delle tecnologie digitali modifica il modo di lavorare e la leadership: i manager delle organizzazioni, pubbliche e private, devono saper guidare team ad alto tasso di innovazione e internazionalizzazione. “Sono trend che favoriscono un apprendimento continuo perché la conoscenza è distribuita, è uno scambio di know-how sia fisico (persone che si spostano) sia virtuale (online) che rende l’organizzazione fluida, con meno vincoli e barriere”, ha sottolineato Cristina Calabrese di Key2people. “Tuttavia questo processo va gestito e governato affinché l’organizzazione non perda focus, competitività, business e forza del brand”, ha chiarito l’AD. Gli skills più ricercati oggi sono proprio la capacità di gestire l’azienda fluida e un ambiente multiculturale e internazionalizzato, uniti a competenze nel risk management e gestione della security, ma non va dimenticato il ruolo della responsabilità sociale di impresa, ha sottolineato Cristina Calabrese: “Compito fondamentale della leadership oggi è dimostrare una forte sensibilità all’impatto sociale e all’inclusività del cambiamento”.


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