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Veneto Banca e Popolare di Vicenza, come funziona lo schema Ambrosiano proposto da New Direction

C’è una commissione nata zoppa e che non sta facendo nemmeno troppo bene il suo lavoro. E poi ce ne è un’altra immaginaria, rimasta nei sogni di qualche banchiere che ne avrebbe benedetto la nascita. Su questi due binari si è mosso il ragionamento andato in scena ieri nel convegno di New Direction Italia, il pensatoio liberale animato dal deputato di Direzione Italia Daniele Capezzone, che ne è direttore generale, e ispirato al liberismo alla Margharet Thatcher.

NATA TARDI, FINITA PRESTO

Obiettivo dell’incontro: elaborare una serie di proposte per rendere più puntuale il lavoro intrapreso dalla commissione d’inchiesta sul sistema bancario, alle prese con il delicato se non impossibile compito di far luce sui dissesti bancari (veneti in primis) che hanno inghiottito miliardi di risparmio. Un organismo, secondo Capezzone, nato con una sorta di peccato originale: quello di “essere nata troppo tardi e probabilmente di finire troppo presto” visto che tra al massimo tre mesi le camere verranno sciolte per il voto.

QUATTRO PROPOSTE PER CASINI

Ma forse c’è ancora tempo per correggere il tiro e dare “qualche speranza a chi vuole capire che cosa ne sia stato del risparmio di migliaia di italiani”, ha spiegato Capezzone. E allora, un ventaglio di proposte di “buon senso che per alcuni sono solo una pazzia” targate New Direction. Primo, quantificare con certezza l’ammontare dei crediti cosiddetti insoluti, cioè non incassati o incassati con ritardo, spesso riguardanti le imprese ma anche le banche. “Si tratta ormai di asset che sono divenuti parte del patrimonio pubblico, e paiono oggi abbandonati e in stato di incuria. Per circa 60 miliardi di euro”, ha spiegato Capezzone.

SCHEMA AMBROSIANO PER LE VENETE

Seconda proposta, applicare al caso della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca il meccanismo utilizzato nel 1982 per la liquidazione del Vecchio Banco Ambrosiano da parte del pool guidato da Giovanni Bazoli, in seguito al crack della banca di Roberto Calvi. Ovvero, risarcire azionisti e obbligazionisti con dei warrant, cedole che danno la facoltà di acquistare una determinata quantità di titoli di una banca, ad una certa scadenza e ad un prezzo predeterminato. Ancora, risolvere al più presto il conflitto di interessi in Bankitalia, ovvero separare la Vigilanza dal meccanismo per la risoluzione delle crisi bancarie. Infine, fornire la lista dei debitori delle banche saltate, “cioè di chi ha preso soldi senza restituirli” (ieri i commissari delle banche venete hanno ricordato come i primi 100 debitori delle due banche rappresentino il 21% degli incagli).

UNA COMMISSIONE PER LE POPOLARI

Per una commissione che funziona male, ce ne è una che proprio non esiste. Quella sulle banche popolari stravolte “da una riforma (quella di Renzi, nel 2015, ndr) che ne ha cambiato la natura, impedendone la crescita”, ha attaccato Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari e membro del board New Direction, da sempre critico della riforma renziana: “Su questo sì che si sarebbe dovuta mettere su una commissione”.



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