“I Carabinieri sono furiosi”. A dirlo non è una persona qualunque ma il senatore Maurizio Gasparri che il mondo delle forze dell’ordine lo conosce bene. In una doppia intervista al quotidiano Il Tempo diretto da Gian Marco Chiocci ed al quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro, l’esponente di Forza Italia ricostruisce una vicenda che ha visto protagonista l’attuale capo della polizia, Franco Gabrielli, ed una sua dichiarazione solo parzialmente rettificata. Andiamo con ordine.
Nei giorni scorsi ha suscitato una grande reazione la manifestazione organizzata da un gruppo di facinorosi neo-fascisti sotto la redazione del gruppo L’Espresso (solidarietà ai giornalisti anche da parte di Formiche). Successivamente si è registrato a Roma un attentato degli anarchici presso una caserma di Carabinieri. Due fatti gravi con matrici diverse che sottolineano un clima tutt’altro che sereno nel Paese e soprattutto nella Capitale.
Che c’entrano dunque il capo della polizia e Gasparri? Il punto è che il prefetto Gabrielli aveva fatto un comunicato per indicare la gravità dei fatti legati all’insorgere di una destra radicale come maggiore rispetto all’ordigno collocato nei pressi della caserma al quartiere San Giovanni di Roma. “Quando ho visto questa dichiarazione – ha spiegato Gasparri al Tempo – ho subito chiamato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, e gli ho chiesto di rettificare. Alle 19.12 – prosegue – è spuntata una nota di Gabrielli in cui sostanzialmente diceva che ogni violenza è gravissima”. Il senatore forzista ringrazia quindi Minniti che probabilmente è intervenuto per correggere il capo della polizia ma spiega che quella rettifica non è sufficiente e che le reazioni nell’Arma sono particolarmente negative.
Gasparri, va detto, non è stato l’unico a prendere carta e penna per stigmatizzare la presa di posizione di Gabrielli. Sempre sul Tempo era stato il condirettore Marco Gorra a firmare un corsivo in prima pagina dal titolo “Se il capo della polizia spara sui Carabinieri”. Analisi analoga, ancora più articolata, l’ha fatta Maurizio Belpietro sul suo quotidiano, La Verità. L’editoriale ripercorre i fatti, evidenzia i due pesi e le due misure a seconda che i fatti di cronaca riguardino antagonisti di destra o di sinistra e soprattutto sottolinea che “il Viminale non può essere la succursale del Pd”. Accusa gravissima, tanto più che ad essere imputato del direttore Belpietro non è Minniti, che pure del partito democratico è autorevole espressione, ma Gabrielli, un funzionario dello Stato che per la rilevanza del ruolo che ricopre dovrebbe garantire la neutralità istituzionale.
Il risultato di queste prese di posizione non intacca certamente il vertice del ministero dell’Interno ma di certo non contribuisce a rendere il clima meno velenoso alla vigilia di una campagna elettorale che si annuncia assai poco fair. Chissà che il capo della Polizia non chiuda le polemiche ascoltando il consiglio di Gasparri recandosi alla sede del comando centrale dei Carabinieri per un saluto riparatore.