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Noi, l’intelligenza artificiale e i dilemmi dell’etica

Di Simone Lo Nostro
intelligenza artificiale

Articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista Formiche

L’intelligenza artificiale, attraverso l’analisi di gigantesche quantità di dati, sta sostituendo gli esseri umani in una serie di decisioni che fino a poco tempo fa erano appannaggio dell’uomo. Uno scenario affascinante, che illumina gli occhi di chi vede nell’innovazione la strada maestra dello sviluppo del mondo.

Grazie all’intelligenza artificiale avremo cervelli sintetici in grado di studiare giorno e notte i problemi del nostro mondo: malattie, crisi economiche, scarsezza di risorse energetiche. Con l’intelligenza artificiale avremo macchine capaci di agire in autonomia, facendo da sole ciò che oggi fanno comandate dall’uomo. Ogni innovazione ha sempre una fase iniziale di assestamento. Poco tempo fa abbiamo letto dell’ultimo caso di guida autonoma non andato a buon fine.

A Las Vegas una navetta è andata a sbattere contro un camion. Nessun ferito, ma grande spavento dei passeggeri e ilarità in chi denigra la guida automatica. Eppure, se leggiamo come sono andate le cose, ci rendiamo conto di come questi sistemi siano già molto evoluti e di come abbiano il potenziale per sostituire la guida umana. Innanzitutto la navetta ha capito che il camion non si sarebbe fermato, si è arrestata e ha suonato il clacson, ha deliberatamente scelto di non fare marcia indietro perché c’erano altre macchine e avrebbe causato un incidente più serio. Ha deciso di farsi tamponare. E qui, a mio avviso, sta la vera essenza di questa straordinaria rivoluzione. Fino a oggi abbiamo avuto a che fare con macchine che fanno operazioni matematiche che supportano la decisione dell’uomo oppure fanno gesti ripetitivi che non necessitano di scelte. Il vero “miracolo” è che oggi abbiamo tecnologie che consentono alle macchine di prendere decisioni.

Come sappiamo, però, non tutte le decisioni presentano una scelta chiaramente giusta e una chiaramente sbagliata. Specie se parliamo di scelte che coinvolgono la vita delle persone. La storia della navetta evidenzia il punto di vero snodo dell’intelligenza artificiale: l’etica delle decisioni. La navetta prende una decisione: preferisce un incidente lieve per evitarne uno più grave. In letteratura si chiama Trolleyology quel settore che si occupa di studiare la filosofia etica che sta alla base delle decisioni. Immaginate che la navetta sapesse di trasportare venti passeggeri e che il camion, urtandola, le avrebbe fatte morire tutte mentre, facendo marcia indietro, sarebbero morti i cinque passeggeri dell’auto dietro. Cosa avrebbe deciso? Molto probabilmente di salvare le venti uccidendo le cinque perché qualcuno le aveva precedentemente insegnato il concetto di minimizzazione dei danni. Il punto sta in questo banale esempio. L’intelligenza artificiale si porta dietro un bel dilemma legato all’educazione di queste macchine.

Noi tutti riceviamo un’educazione e ne applichiamo i princìpi in modo molto elastico, a seconda della situazione. Le macchine invece non sono flessibili, non provano sentimenti. La nostra vettura autonoma potrebbe anche decidere di sterminare noi e la nostra famiglia se servisse a evitare una strage più grande. Statisticamente questo ridurrebbe di milioni di casi i morti sulle strade, ma provate a spiegarlo ai parenti delle (poche) vittime. La svolta per l’adozione dell’intelligenza artificiale con i suoi incommensurabili vantaggi starà proprio qui: nella capacità di tutti noi di fare un passo indietro come singoli per portare un beneficio enorme all’umanità.

Non ci siamo riusciti in 200mila anni, non so ce la faremo ora. A tutti quelli che sono scettici sulle capacità delle macchine di cambiare il nostro futuro, risponderei quindi di non puntare sulla fallibilità dei computer, ma piuttosto sulla nostra difficoltà a vivere in una società dove le regole non saranno solo insegnate, ma anche rigidamente applicate.

 


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