Il Lunedì nero di Wall Street. Ieri il Dow Jones ha chiuso la seduta con un -4,62% a 24.345,23 punti, il Nasdaq a -3,78% a 6.967,53 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 4,11% a 2.648,54 punti.In totale, l’indice S&P 500 ha bruciato 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione nel mese di febbraio.
Per la Borsa americana si tratta del calo settimanale maggiore della storia del listino in termini di punti. Che cos è successo? A pesare sono i timori sulla possibilità che il ciclo fatto da bassa inflazione e bassi tassi di interesse sia vicino alla fine (ieri è stato il primo giorno di Jerome Powell alla Fed). L’inflazione resta a livelli bassi, ma i recenti dati sul mercato del lavoro, che hanno mostrato un balzo dei salari ai massimi dal 2009, sono – secondo gli osservatori – un segnale iniziale di un surriscaldamento dell’economia. I rendimenti sui Treasury a dieci anni, che tendono a salire con l’inflazione, sono saliti la scorsa settimana ai massimi da gennaio 2014.
“Siamo sempre preoccupati quando il mercato perde valore, ma siamo anche fiduciosi nei fondamentali dell’economia”, ha affermato in una nota la Casa Bianca, commentando il calo di Wall Street, come riporta Cnbc. Il presidente Usa, Donald Trump, ha sottolineato più volte la forte performance del mercato azionario a partire dalla sua vittoria elettorale e non aveva ancora avuto a che fare con un significativo arretramento del mercato. Il Dow Jones è aumentato di oltre il 30% dalle elezioni.
Il brusco calo registrato a Wall Street poco somiglia molto al “flash crash” del 2010, hanno affermato alcuni analisti. Il flash crash è il fenomeno che si verifica sui mercati elettronici in cui il ritiro degli ordini accentua rapidamente il calo dei prezzi. Il Dow Jones nel punto più basso della seduta è arrivato a perdere il 6,12%, ovvero 1.597,08 punti: un calo maggiore rispetto a quello del 6 maggio del 2010 quando si è verificato il flash crash. Allora il Dow Jones aveva perso 1.000 punti anche se in termini percentuali era sceso del 9,2%.