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Russiagate, così la corda dell’Fbi continua a stringere il collo di Trump

Trump, Cina, naso sanguinante, congresso

Il lavoro investigativo del procuratore speciale Robert Mueller segna una nuova significativa evoluzione nella ricostruzione delle vicende poco trasparenti che hanno interessato alcuni collaboratori di Donald Trump nel corso della campagna presidenziale 2016.

Dopo intense settimane di lavoro, il team del procuratore speciale ha formalmente incriminato Rick Gates, consigliere di Donald Trump Jr e collaboratore di Paul Manafort, capo dell’organizzazione nella campagna elettorale, a sua volta raggiunto da un simile provvedimento investigativo solo pochi mesi fa.

Le accuse nei confronti di Gates si sostanziano in capi di imputazione gravi come frode e falsa testimonianza resa ai funzionari dell’FBI, che hanno ricostruito un giro di riciclaggio posto in essere tra Europa dell’est e Stati Uniti in cui sarebbe direttamente coinvolto anche Manafort.

Dietro l’accelerazione delle ultime ore vi sarebbe una svolta nelle indagini e la volontà dello stesso Gates di collaborare alla ricostruzione dei fatti, al fine di ottenere un alleggerimento della pena a suo carico per il contributo offerto all’autorità giudiziaria.

La tesi della collaborazione è confermata dai media che seguono da vicino il lavoro di Mueller. Il New York Times, più in particolare, osserva come l’incriminazione di Gates contribuisca ad accrescere il clima di tensione intorno ai membri del team che ha portato Donald Trump alla vittoria, sebbene non vi siano elementi di accusa che riguardino direttamente il presidente degli Stati Uniti.

Mentre si fa più seria la posizione di Manafort, direttamente chiamato in causa nelle accuse rivolte a Gates, sembra anche stringersi il cerchio intorno ai familiari del presidente e – nello specifico – intorno a Donald Trump Jr, del quale lo stesso Gates è stato consigliere.

Sono in molti a pensare che il senso dell’incriminazione di queste ore sia proprio rivolto a fare terra bruciata intorno ai principali personaggi della campagna elettorale e alle loro relazioni poco chiare (sia da un punto di vista politico che economico) con persone vicine al Cremlino. Si rafforza anche l’evidenza secondo cui le indagini non riguardino esclusivamente i tentativi di ingerenza riconducibili alla Russia e perpetrati attraverso i social network. Vi sarebbero, piuttosto, diversi filoni investigativi su cui Mueller ed il suo team lavorano.


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