Se fosse per lui, il Movimento dovrebbe stare all’opposizione per i prossimi 5 anni, consolidare la sua esperienza e lasciare il governo del Paese al centrodestra. Ma così non sarà. Domenico De Masi, sociologo del lavoro vicino ai 5 Stelle, colui che ha teorizzato la parte del programma relativa, appunto, al lavoro, reddito di cittadinanza e riduzione dell’orario settimanale compreso, è fermamente convinto nella visione del Movimento guidato da Luigi Di Maio. “La piattaforma Rousseau è rivoluzionaria, da tutto il mondo arrivano per chiederci come funziona, mentre in Italia viene vista come il male”. Parole pronunciate dal professore durante un dibattito organizzato dalla Fondazione La Malfa, dal titolo “Cinque stelle: qui comincia l’avventura”, assieme all’economista Paolo Savona, Salvatore Toriello, già in Finmeccanica e Ansaldo Trasporti, e l’ex ministro Giorgio La Malfa, esperto di economia e politiche comunitarie.
“Sono sette le ragioni per cui il Movimento 5 Stelle è stato votato”, spiega il professor De Masi, catturando l’attenzione del pubblico in sala che aspetta di capire la formula del successo del Movimento. “La prima è la forte tendenza al rifiuto della politica come professione” e se anche può sembrare che i 5 Stelle stiano ripensando alla regola del limite del doppio mandato il professore è lapidario: “Non è così, ne riparleremo quando alle parole seguiranno i fatti”. E poi prosegue: “La seconda ragione è il reddito di cittadinanza”, perché come spiegherà più avanti, è l’unica misura che agisce per tamponare il problema della povertà senza creare lungaggini. A seguire arriva la riduzione dei costi della politica, l’opposizione alle dinastie politiche – “guardate le percentuali raggiunte dal Movimento a Salerno, in cui regna la dinastia di De Luca” – e poi ancora la promessa del lavoro con la riduzione dell’orario a parità di salario, poi il trasferimento della ricchezza dal Nord al Sud e infine la qualità economica di deputati e senatori, “che col Movimento sono tutti proletari o semiproletari”.
Ed è anche questa una delle ragioni per cui il Partito democratico ha avuto un picco storico verso il basso. “La base che un tempo era del Pci ora vota Movimento 5 Stelle, guardate nelle periferie di Napoli storicamente di sinistra”, sottolinea De Masi. “C’è stato un triplice traghettamento nel mondo di sinistra: dal comunismo di Berlinguersi è passati al socialismo di D’Alema e infine Renzi ha fatto approdare il Pd nel neoliberismo”, e questo l’elettorato non gliel’ha perdonato. Ma ci sono spazi di convergenza tra il Pd e il Movimento? ci si chiede dal pubblico. “Durante lo streaming del 2013 Bersani aveva ancora una base di sinistra che poteva accettare un accordo col Movimento, ma il Movimento non era pronto a governare. Ora, il Pd di Renzi ha perso completamente la sua base sociale, che a poco in comune con quella del Movimento”. Dunque no, nessuna possibilità, almeno per ora. E così non stupiscono le cronache che vedrebbero M5S di Di Maio e centrodestra vicini ad un’intesa.
Il professore viene sommerso di domande, la curiosità sul futuro del primo partito italiano non è poca, come non è poca la vicinanza di De Masi ai vertici del Movimento. “Ho una cena con Grillo e altri stasera”, confida il professore, che poi cambia discorso. La cena è quella organizzata dalla Casaleggio Associati, a cui hanno partecipato 125 persone, tra imprenditori e collaboratori di Davide Casaleggio e parlamentari del Movimento (qui le foto). E poi prosegue: “Ho 80 anni e il privilegio di non essere né povero né ricco. Ho fatto una scelta di qualità della vita”, dice a chi gli domanda perché non si sia candidato, per poi ribadire la fiducia totale nella piattaforma del Movimento, Rousseau, che è la versione contemporanea della democrazia diretta ateniese. Rousseau, reddito di cittadinanza, riduzione delle ore lavorative sono il passato del Movimento 5 Stelle, ma – sembra dire De Masi – il futuro dell’Italia.