Il contratto di governo, che sulle tematiche ambientali elenca alcune priorità, sarà certamente il punto di riferimento sul quale si innesterà l’azione del neo ministro dell’Ambiente Sergio Costa, 59 anni, generale dei Carabinieri.
Ne ricordiamo le principali: lotta al dissesto idrogeologico, stop allo spreco del suolo, chiusura dell’Ilva, bonifiche dei siti inquinati, lotta ai cambiamenti climatici, economia circolare, ecoreati, mobilità sostenibile. Potrebbe sembrare un bel libro dei sogni, se dietro quest’elenco non si giocasse il futuro del Paese in tema di progresso sostenibile, tutela della salute dei cittadini e sopravvivenza delle future generazioni.
E comunque, al di là del contratto, l’azione politica non potrà prescindere dalla “Strategia Nazionale sullo Sviluppo Sostenibile”, il documento di riferimento degli impegni italiani sottoscritto nei consessi internazionali, dal quale partire per implementare le politiche ambientali. Politiche che saranno improntate, certamente, ad un sano pragmatismo che al neo Ministro gli viene dall’esperienza maturata in questi anni sul campo e su un territorio, la “Terra dei Fuochi”, dove si manifestano tutte le contraddizioni legate alle problematiche ambientali.
“L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, al primo punto impegna gli Stati “a porre fine alla povertà e alla fame e ad assicurare che tutti gli esseri umani possano realizzare il proprio potenziale con dignità e uguaglianza in un ambiente sano”. Sembrano parole tratte dall’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco, alla quale, a detta di chi conosce bene il ministro Costa, avrebbe contribuito alla stesura.
L’espressione “Terra dei Fuochi”, nei pensieri del neo ministro, (sempre a detta di chi lo conosce bene),”uomo di frontiera che scende nelle discariche”, come si è definito , non si riferisce soltanto all’area geografica della Regione Campania, ma a tante altre aree del territorio nazionale , da mettere in sicurezza e bonificare, implementando tutti gli strumenti che la Legge sui Reati Ambientali (leggi criminalità più o meno organizzata), tanto per fare un esempio, gli mette a disposizione.Certamente, quindi, un’attenzione particolare ai territori e alle emergenze, anche stagionali, come gli incendi boschivi (siamo all’inizio dell’estate) che Costa ha dovuto combattere in questi anni come comandante del Corpo Forestale.
Legambiente, che per tanti anni si è trovata accanto al neo ministro nella difesa dell’ambiente e della legalità, attraverso il suo presidente Stefano Ciafani, gli ricorda alcuni dei problemi urgenti ancora irrisolti, compresi quelli legati alla Terra dei Fuochi. Tra questi “la semplificazione degli abbattimenti degli ecomostri, lo stop al consumo del suolo e la lotta all’inquinamento, lo sviluppo dell’economia circolare”. Oltre al “nuovo pacchetto energia e clima e riconversione ecologica dell’industria italiana”, di pertinenza del nuovo ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. Senza dimenticare le infrazioni europee sui rifiuti e la “maximulta arrivata in questi giorni dalla Corte di Giustizia europea, per il forte ritardo del nostro Paese nella depurazione delle acque ”.
La “Strategia nazionale” è stata approvata dal Cipe lo scorso dicembre e declina a livello nazionale gli obiettivi dell’Agenda 2030, approvata dalle Nazioni Unite nel 2015. Le priorità: arrestare la perdita della biodiversità; garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali; creare comunità e custodire il paesaggio; promuovere ricerca e innovazioni sostenibili; garantire occupazione e formazione di qualità; affermare modelli sostenibili di produzione e consumo (“dematerializzare l’economia promuovendo meccanismi di economia circolare”).
E proprio l’Economia circolare sarà una delle più impegnative sfide che il nuovo esecutivo si troverà ad affrontare. È stato infatti approvato definitivamente, nei giorni scorsi, a Bruxelles, il cosiddetto “Pacchetto sull’economia circolare” che contiene una serie di misure che dovranno essere recepite nell’ordinamento nazionale. Si tratta (come abbiamo scritto nei giorni scorsi su questo giornale) di una vera e propria rivoluzione che dovrà traghettare le nostre produzioni e i nostri comportamenti da una “società dello spreco” a quella del riuso e del recupero.
“Con queste misure l’Europa – ha commentato la relatrice del provvedimento al Parlamento Europeo Simona Bonafè – punta con decisione a uno sviluppo economico e sociale sostenibile, in grado di integrare politiche industriali e tutela ambientale. L’economia circolare, infatti, non è solamente una politica di gestione dei rifiuti, ma è un modo per recuperare materie prime e non premere sulle risorse già scarse del nostro pianeta, con l’obiettivo di modificare i comportamenti di aziende e consumatori”.
L’incontro fissato per lunedì prossimo, in via Cristoforo Colombo, con il suo predecessore Gianluca Galletti, non sarà per il ministro Costa un semplice e formale passaggio di consegne. I dossier aperti sono tanti e urgenti. Un documento del ministero dell’Ambiente ( che si immagina costituirà base di discussione e confronto) riepiloga le principali misure adottate durante la scorsa legislatura, a cominciare dal “Collegato Ambientale” 2015 che, modificando l’impianto legislativo del Testo Unico Ambientale del 2006 (Decreto legislativo n. 152) , ha introdotto nuove norme in tema di acque, aria, bonifiche, rifiuti, rumore, ecc. Nel frattempo nuovi scenari vengono a delinearsi e nuove urgenze ad incombere. C’è stato soltanto il tempo di festeggiare il 2 giugno, la Festa della Repubblica. Adesso , dopo 90 giorni dalle elezioni, tutti, Parlamento e governo, finalmente al lavoro nel pieno dei loro poteri.