Boom di arresti nel 2017 per reati ambientali e di inchieste sui traffici illegali dei rifiuti, concentrati per il 44% nelle regioni a “tradizionale presenza mafiosa”. Nel settore dei rifiuti la più alta percentuale a livello nazionale mentre sono 17 mila le nuove costruzioni abusive. Ancora, il fatturato dell’ecomafia sale, in un anno, a oltre 14 miliardi di euro (a quasi più 10%) mentre sono 538 le ordinanze di custodia cautelare emesse (140% in più rispetto al 2016).
Sono questi alcuni dei numeri che emergono dal Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, presentato questa mattina a Roma dal Presidente dell’Associazione Stefano Ciafani, presenti il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho (nella foto con Costa) e rappresentanti di Camera e Senato dei vari schieramenti politici.
All’evento è voluto essere presente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in un messaggio ha tenuto a rimarcare come “lo sviluppo dell’Italia dipende dalla capacità di salvaguardare l’equilibrio dell’ambiente, assicurare la salubrità dei luoghi in cui vivono le comunità, tutelare la varietà e le bellezze italiane, promuovere una crescita rispettosa della legalità. Il domani ecosostenibile, con una affermazione piena della legalità, è una grande impresa civile, che richiede un impegno culturale non minore dell’opera di prevenzione e di repressione dei reati che le forze di polizia, la magistratura e tutte le istituzioni sono chiamate a compiere ogni giorno con dedizione”.
La sempre più diffusa applicazione della legge sugli ecoreati (la n. 68 del 2015) è certamente alla base dell’incremento registrato nel 2017 degli illeciti ambientali che sono oltre 30 mila (una media di 84 al giorno), del numero delle persone denunciate (oltre 39 mila con una crescita del 36%) e dei sequestri effettuati (11 mila, +51%). La Regione in cui si registrano più reati ambientali è la Campania (4.382), seguita dalla Sicilia (3.178), dalla Puglia (3.119). dalla Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684).
“Il Rapporto evidenzia – ha detto il Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero de Raho – come il settore dei rifiuti rappresenti uno dei comparti che più interessano le attività della criminalità organizzata, soprattutto nelle quattro Regioni ‘mafiose’. Dobbiamo ancora una volta rilevare l’accostamento tra violazioni ambientali e corruzione con una presenza diffusa sul territorio. Sono ben 16 le amministrazioni sciolte nei primi mesi del 2018, sintomo del livello di penetrazioni delle mafie nelle pubbliche amministrazioni. Particolarmente importante risulta essere la collaborazione dei cittadini, come supporto attivo di dinamismo civile che affianchi il lavoro delle forze dell’ordine”.
Che il business del rifiuti sia il “cuore pulsante” delle strategie eco criminali lo si deduce anche dalla crescita delle tonnellate di rifiuti sequestrate nell’ambito delle 54 inchieste: 4 milioni e mezzo di tonnellate, pari a 181 mila 287 tir in fila per 2 mila 500 chilometri. E che la natura profonda del crimine ambientale è di tipo economico lo dimostrano i 331 clan mafiosi censiti da Legambiente
“Questo Rapporto – ha sottolineato il Presidente di Legambiente Ciafani – dimostra i grandi progressi fatti grazie alla nuova nornativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del Governo, del Parlamento e di ogni istituzione pubblica. Contiamo sulla costruzione di maggioranze trasversali per approvare altre leggi ambientali per rendere ancora più efficace la salvaguardia dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane i rispettose della legge”.
Particolarmente significativi anche i dati relativi all’abusivismo edilizio e alle frodi agroalimentari. Secondo stime del Cresme, nel 2017 il Italia sarebbero state costruite circa 17 mila nuove case abusive, e rimane ancora molto da fare sul fronte delle demolizioni, affidate soprattutto al lavoro delle procure. In crescita anche i reati nel settore agroalimentare, che toccano quota 37 mila, con 22 mila persone denunciate, 196 arresti e oltre 2mila 700 sequestri.
“La sicurezza del territorio, la prevenzione e il contrasto dei danni ambientali – ha ricordato il Ministro Costa – sono al centro del programma del mio dicastero. Occorre inasprire le sanzioni per i reati ambientali; prevedere il sequestro e la confisca dei beni frutto di reati ambientali, come già previsto per i beni acquisiti dalla criminalità organizzata tramite attività illecite: una sorta di confisca allargata; riorganizzare il sistema e le competenze di polizia ambientale al fine di rafforzare le attività di indagine riguardanti la protezione dei boschi e del paesaggio, il settore dei rifiuti e la protezione della biodiversità”.
Va certamente in questa direzione, ed è una coincidenza inaspettata, l’inizio della discussione in Aula della Camera dei Deputati della proposta di legge che prevede l’istituzione di una “Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali” che potrebbe essere votata nel corso della settimana.