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Gregory Alegi About Gregory Alegi

Gregory Alegi è storico militare e giornalista. Presso la LUISS Guido Carli è docente a contratto di Storia delle Americhe nella facoltà di Scienze Politiche. Presso la Business School insegna dal 2008 Basic Aeronautics nell’Aviation MBA, nonché corsi specifici per le esigenze di varie aziende. Insegna Storia Aeronautica presso l’Accademia Aeronautica dall’a.a. 1997-98, nell’ambito del corso di laurea in Scienze Aeronautiche gestito dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di napoli “Federico II”. Tiene, infine, corsi di formazione professionale continua per l’Ordine dei Giornalisti. Gregory Alegi fa parte dei comitati editoriali delle riviste The Aviation Historian e Air Press. E’ stato fondatore e direttore di Dedalonews, quotidiano telematico di aerospazio, sicurezza e difesa online dal 2005 al 2014. In precedenza è stato Capo Redattore del mensile “Pegaso” e direttore editoriale di “Ali Antiche”. Siede nel Comitato di gestione della Fondazione Jonathan e in quello Scientifico della Fondazione ICSA.

Messaggio ucraino o false flag? Il punto di Alegi sull’attacco al Cremlino

Secondo il governo russo, due droni ucraini avrebbero attaccato il Cremlino, nel cuore di Mosca. Un attacco subito smentito da Kiev. Delle ipotesi sul significato politico Airpress ne ha parlato con Gregory Alegi, storico di Storia e politica Usa

Cieli chiusi e aerei distrutti. La fragilità delle retrovie russe. L’analisi di Alegi

La notizia dei cieli russi chiusi al traffico per presunti attacchi di droni ucraini, di cui mancano riscontri oggettivi, impone una certa cautela, potendo anche trattarsi di una campagna di disinformazione russa per giustificare la propria presenza in Ucraina. Più significativa è la distruzione in Bielorussia di un Beriev A-50 russo, che evidenzia la mancanza di sicurezza nelle stesse retrovie strategiche russe. L’analisi dello storico ed esperto aeronautico Gregory Alegi

Lockheed operativa

Sui jet non basta dire quinta generazione. Il punto di Alegi

Il contratto canadese per l’acquisto di 88 F-35 è l’ennesimo clamoroso dietrofront sul caccia americano, le cui caratteristiche si sono dimostrate più solide delle critiche alla travagliata fase di sviluppo. Il confronto con il concorrente russo Sukhoi Su-57 è utile a comprendere la differenza tra realtà operativa e propaganda politica. Dopo un quarto di secolo, sono stati prodotti 894 F-35 e 75 Su-57

Dopo la Georgia, come cambia la geografia politica Usa

Per la seconda volta, la Georgia elegge un senatore nero e consegna ai democratici il controllo del Senato. La sconfitta di Walker e di altri candidati fortemente voluti da Trump diminuirà l’influenza dell’ex presidente sui repubblicani? Intanto Biden chiede di modificare l’ordine delle primarie per rispecchiare la nuova mappa democratica. Rinforzerà il partito o spaventerà i conservatori? La riflessione di Gregory Alegi, professore di History and politics of the Usa all’università Luiss

Musk e l'arte di bruciare 44 miliardi in 10 lezioni

Di Gregory Alegi e Livia Alegi

Alla velocità con la quale la piattaforma di microblogging corre verso il baratro, Twitter potrebbe essere crollato prima ancora che leggiate questo articolo. Dal primo burrascoso mese con Elon Musk alla guida è già possibile trarre alcune lezioni su come distruggere un’azienda acquistata a caro prezzo. L’analisi di Gregory Alegi, storico e giornalista, e Livia Alegi

Putin, l’atomica e l’uso distorto della storia

L’uso delle atomiche americane in Giappone nel 1945 giustifica le minacce russe di usare armi nucleari in Ucraina nel 2022? Il discorso di Putin e le richieste di Kadirov manipolano la storia, innanzitutto perché allora gli Stati Uniti aggrediti le lanciarono per chiudere una guerra, mentre la Russia aggressore vorrebbe riaprirla. Se la Russia ha ancora duemila atomiche tattiche, dieci volte più degli Usa, chi è che usa il nucleare per intimidire il mondo intero? Ne ha parlato Gregory Alegi, docente di storia e politica degli Usa alla Luiss

Ucraina, la rivincita dell’analisi militare sulla politica. Il punto di Alegi

Il successo del contrattacco ucraino sul fronte orientale, tra Kharkiv e Izyum, ha sorpreso almeno quanto la tenuta del Paese in febbraio-marzo, quando molti prevedevano una rapida vittoria russa. Ma la forza della difesa ucraina e la debolezza di quella russa è una sorpresa solo per quanti antepongono la dimensione geopolitica a quella militare. Prima si cambia rotta, meglio sarà

L’insostenibile freddezza dell’interesse. Il punto di Alegi

Nel 1861 liberare gli schiavi a rischio di una guerra era negli interessi degli Stati Uniti? È la domanda che scaturisce dall’editoriale con cui Domenico Quirico su La Stampa sostiene che l’interesse dell’Occidente risieda nel commerciare con Putin. In altre parole, la scelta di difendere l’indipendenza e integrità dell’Ucraina dipende solo dalla diabolica capacità di Zelensky di suscitare emozioni?

No, caro Orsini. Hitler cercava la guerra. Il punto di Alegi

Assolvere Hitler per tenere la Finlandia fuori dalla Nato non è un paradosso politico, ma una figuraccia storica. A scatenare il conflitto nel 1939 non furono le alleanze della Polonia, ma il desiderio di espansione verso Est della Germania alla ricerca di un presunto “spazio vitale”. Tutto annunciato nel protocollo di Hossbach del novembre 1937. La vera lezione è che non c’è diplomazia che possa fermare chi ha già un’agenda stabilita, per quanto irrazionale. L’analisi dello storico Gregory Alegi

L'Ucraina non si spiega (solo) con l'appeasement

Le conseguenze della decisione di placare Hitler lasciandogli occupare i Sudeti nel 1938 sono solo una delle analogie storiche alle quali si può ricorrere per spiegare la crisi ucraina. Dall’invio di armi alla Spagna (1936-39) alle sanzioni al Giappone (1940), il passato offre numerosi altri esempi. L’importante è usarli come stimoli di riflessioni e non considerarli come ripetizione inevitabile. Riceviamo e pubblichiamo l’articolo di Gregory Alegi, professore di Storia e politica degli Usa all’Università Luiss

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