Nuove immagini di un misterioso trimarano cinese mostrano un mezzo ibrido, con elementi presi dal mondo dei sottomarini e dei droni navali. Analisti e osservatori discutono se possa trattarsi di una nave-arsenale, di una porta-droni sommersa, di un mezzo per operazioni clandestine o semplicemente di una piattaforma sperimentale della Plan
Lorenzo Piccioli
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Quello su Lukoil non è un passo indietro sul regime sanzionatorio. Ecco perché
L’amministrazione Trump concede tempo supplementare a Lukoil, tra l’esigenza di proteggere le economie europee da uno shock improvviso e quella di preparare una cessione sterilizzata degli asset esteri del gruppo russo
Cosa c'è dietro la concentrazione di navi cinesi nel Pacifico
La Cina ha dispiegato oltre cento navi tra Mar Giallo, Mar Cinese Orientale, Mar Cinese Meridionale e Pacifico occidentale, superando i livelli registrati lo scorso anno. Il movimento avviene in un contesto di tensioni con Giappone e Taiwan e include attività di simulazione d’attacco e interdizione marittima. Mentre Taipei e Tokyo monitorano, senza rilevare minacce immediate, la portata delle operazioni suggerisce un chiaro messaggio politico e militare
Pesi e contrappesi nella visita di Putin in India
Putin arriva a Nuova Delhi per rilanciare una partnership che la Russia considera “strategica e privilegiata”, cercando di consolidare legami energetici, militari e politici. L’India, però, si muove con cautela: la guerra in Ucraina, la crescente intesa tra Mosca e Pechino e le frizioni con gli Stati Uniti rendono più delicato un rapporto che per decenni aveva funzionato quasi senza intoppi
Anche le petroliere fantasma nella lista dei bersagli di Kyiv. O è una montatura?
Gli attacchi contro le petroliere della flotta ombra russa segnano un possibile cambio di passo nella strategia ucraina. Kyiv sembra voler testare se la pressione marittima sulle esportazioni energetiche di Mosca possa diventare un nuovo strumento economico. Ma i rischi permangono. Cosa ne pensa Giangiuseppe Pili, assistant professor dell’Intelligence Analysis Program presso la James Madison University e Rusi associate fellow
Washington vuole droni, e ne vuole tanti. Cos'è il Drone Dominance Program
Il Drone Dominance Program segna l’ingresso degli Stati Uniti nella logica della produzione di massa di droni tattici a basso costo. Con un investimento da un miliardo di dollari, il Pentagono punta a ordinare oltre 300.000 sistemi unmanned entro il 2028, trattandoli come vere e proprie munizioni e costruendo un nuovo modello industriale e operativo
Caccia ai caccia. Mosca arma i droni kamikaze con missili anti-aerei
Lo Shahed-136 armato con un R-60 rappresenta un nuovo tassello nella sofisticazione dei droni russi. Pur restando un sistema economico e sacrificabile, l’aggiunta del missile introduce una minaccia concreta per i velivoli avversari. Un adattamento che testimonia la rapidità con cui Mosca sta evolvendo l’uso dei droni nel conflitto
La svolta negoziale sull'Ucraina non sembra imminente. Di Liddo (Cesi) spiega perché
Dopo un altro fine settimana all’insegna dei negoziati, oggi Witkoff si reca a Mosca (prima di vedere Zelensky). Nonostante le dichiarazioni, però, le aspettative su una svolta immediata rimangono basse. Mosca gioca “sulle divisioni tra le due sponde dell’Atlantico, quindi sulla volontà statunitense di concentrarsi su altri obiettivi, per far sì poi che a pagarne le spese siano gli interessi ucraini e quelli europei”, commenta Marco Di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali
Così Russia e Cina collaborano sui droni kamikaze
Un imprenditore di Shenzhen ha acquistato una quota del produttore russo Rustakt, al centro della produzione dei droni usati al fronte in Ucraina. Un legame industriale che rivela la crescente dipendenza tecnologica di Mosca dalla Cina e il ruolo di Pechino nel sostenere, indirettamente, lo sforzo bellico russo
L’Italia deve capitalizzare il suo ruolo nella sicurezza europea. I consigli di Missiroli
Lo slancio negoziale sul conflitto in Ucraina riaccende il dibattito sulla postura italiana nella sicurezza europea. Antonio Missiroli, già direttore dell’European Union Institute of Security Studies e segretario generale aggiunto della Nato per le emerging security challenges, analizza punti di forza e limiti del pragmatismo di Roma, e le prove che l’Italia dovrà affrontare tra Nato, Ue e graduale disimpegno Usa
















