Ultimamente la tendenza è all’idealizzazione della cultura. Una tendenza che forse andrebbe in qualche modo ridimensionata. Certo, l’attenzione alla risorsa culturale è un segnale che bisogna interpretare positivamente. Ma idolatrare la cultura, soprattutto quella “passata”, configura un rischio di separazione tra ideale e reale, rendendola una dimensione “irraggiungibile”. L’intervento di Stefano Monti, partner di Monti&Taft
Stefano Monti
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Il mestiere del consigliere di amministrazione e la cultura-poltrona
Oggi che si pretende dalla cultura anche un impatto economico (possibile) e una logica occupazione non assistenzialista, deve essere chiaro che per ogni nomina nei Cda “alla vecchia maniera” si bruciano opportunità di crescita del settore, della nostra società, e anche opportunità di ricavi e profitti per le organizzazioni culturali. Il commento di Stefano Monti, partner di Monti&Taft
Il continente debole e l'apoteosi della forma
Se si vuole l’Europa, allora c’è bisogno di un atto di coraggio. E forse, anche un po’ di umiltà nell’ammettere che gli europei non solo devono ancora venire alla luce, ma soprattutto possono anche non essere asettici e perfetti, e che possano, anche loro, perseguire propri interessi espliciti e meno espliciti
La cultura non avvicina i popoli ma... Il commento di Monti
Per anni abbiamo creduto che per avvicinare due popoli, la cultura potesse essere un fattore dirimente. Invece avessimo tenuto come nord della nostra bussola la consapevolezza che sono gli scambi a rendere mutualmente interdipendenti le nazioni, e che in tali scambi la cultura svolge un ruolo di ulteriore consolidamento, piuttosto che iniziative non-profit rivolte alle reciproche aristocrazie, avremmo probabilmente veicolato gli sforzi di Paesi diversamente
Chi si preoccupava del Donbass? L'analisi di Stefano Monti
Come mai, in un mondo in cui non c’è quasi informazione (pubblica o privata) che non venga registrata e resa disponibile attraverso internet, eravamo così poco interessati al Donbass? Stefano Monti, partner di Monti&Taft, sul ruolo dell’oceano di internet e il piccolo mare dell’informazione “tradizionale”
La cultura come motore demografico di un'Italia (altrimenti) morente
La cultura e la creatività, come settori economici, sono settori ancora “giovani”. Una vera politica industriale permetterebbe di invertire la tendenza descritta dal “necrologio” Istat, di un’Italia che nel 2048 avrà il doppio dei morti rispetto ai nati. Le proposte di Stefano Monti, partner di Monti&Taft
Un piano serio per rilanciare l'Italia dei piccoli comuni
Nella nuova finanziaria sono state inserite riduzioni delle imposte agli esercenti, per agevolare il turismo e contrastare lo spopolamento dei comuni, la maggior parte dei quali ha meno di 5000 abitanti. Le strade sono due: o si costruisce una strada politica ed economica specifica per queste realtà territoriali, o si decide che, in fondo, 5000 abitanti sono troppo pochi e allora i comuni si uniscono. Il commento di Stefano Monti, partner di Monti & Taft
Il fantasma del lavoro pubblico che "non interessa" i giovani
Il punto non è se i giovani vogliano lavorare o meno per la Pubblica amministrazione. Il punto è capire se intendono lavorare alle condizioni che la Pubblica amministrazione offre. Il commento di Stefano Monti, partner di Monti & Taft
Basta liste della spesa, programmiamo il futuro della cultura italiana
Il Programma Triennale dei Lavori Pubblici del ministero della Cultura non è altro che una lista della spesa. Niente link, descrizioni, sviluppo, un documento di natura amministrativo-contabile senza valenza “programmatica”. Eppure potrebbe essere davvero uno dei documenti più importanti per il mondo culturale, scrive Stefano Monti, partner di Monti & Taft
Attenti a (come) mettere la cultura al centro dell’agenda politica
Stefano Monti, partner di Monti & Taft, mette in guardia sugli investimenti pubblici a pioggia destinati al patrimonio culturale o alla produzione di contenuti: il governo non ha risorse illimitate e rischia di disperdere l’occasione unica della ripresa post-pandemica in progetti che non portano ritorno economico, migliori condizioni sociali né promozione dell’Italia nel mondo