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M5S vuole la crisi? I mercati ci colgono un’opportunità: un nuovo governo!

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Nelle ultime settimane gli investitori dei titoli italiani si erano tranquillizzati, ma ora la tempesta finanziaria si aggira di nuovo sull’Italia. Il governo potrebbe fare ritornare i mercati sulle montagne russe. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, presenterà oggi i nuovi obiettivi di budget per i prossimi tre anni, il che potrebbe creare nuova volatilità sui mercati. La coalizione di governo ha promesso molto: reddito di cittadinanza, riduzione delle tasse, riforma pensionistica, interruzione dell’aumento dell’Iva. Ma le risorse per compiere questi impegni, da dove arriveranno?

Secondo agli analisti di Ubs Group Sa, queste misure potrebbero costare tra il 4,5 e il 7% del Prodotto Interno Lordo. I mercati attendono (nervosi) il nuovo piano di spesa dell’Italia. La decisione finale potrebbe essere una buona notizia per la Germania e una cattiva notizia per l’Italia.

Per Jan von Gerich, analista di Nordea Markets, i titoli tedeschi sono destinati a dominare gli acquisti della Banca Centrale Europea nel 2019. Al sito The Foreign Exchange Market ha dichiarato che “l’Italia non dovrebbe aspettarsi molti più aiuti dagli acquisti di obbligazioni della Bce. La nuova chiave di capitale ferirà ulteriormente l’Italia”. La Bce prevede una riduzione degli acquisti da 30 a 15 miliardi di euro entro la fine del mese di settembre. E ha aggiunto: “Dato che la Germania sta attualmente gestendo eccedenze pubbliche e sta diminuendo il suo debito, è tra gli ultimi paesi che avrebbero bisogno di un acquirente […] Invece l’Italia, che sta pianificando un aumento della spesa fiscale, sarà la più grande perdente”.

Ma la preoccupazione per la situazione economica e finanziaria italiana non dipende soltanto dal budget del ministro Tria e quella percentuale in più. In un articolo intitolato “Altre tre ragioni per cui preoccuparsi dell’Italia”, Ferdinando Giugliano, editorialista di Bloomberg e già membro del comitato editoriale del Financial Times, spiega perché la tempesta finanziaria sembra inevitabile: “L’attenzione al budget potrebbe distogliere l’attenzione degli investitori da altri tre pericoli che sono presenti in Italia. Questi potrebbero essere più importanti del fatto che il deficit di bilancio dell’Italia finisca all’1,6% o al 2% del Pil”.

Secondo Giugliano c’è un rischio politico che si riflette sulla finanza ed è basato sulla diversità dei collegi elettori del Movimento 5 Stelle e della Lega. Sindacati e lavoratori versus mondo imprenditoriale: “Queste tensioni riaffioreranno mentre il governo redige il bilancio, che deve essere approvato entro la fine dell’anno […] Se il loro matrimonio di convenienza diventa troppo irritabile, una delle due parti potrebbe addirittura preferire un annullamento, il gioco d’azzardo per un risultato migliore in una nuova elezione. È strano vedere il collasso di una coalizione populista come una cosa necessariamente negativa. Ma chi sa cosa potrebbe venire dopo…”. Come lui, molti credono che i mercati, molte volte imprevedibili, potrebbero premiare la caduta del governo giallo-verde.

Tuttavia, Giugliano crede che il governo reggerà almeno fino al 2019. Il secondo rischio però è rappresentato dal ruolo dominante che il governo vorrebbe avere a spese del settore privato. Il fantasma delle nazionalizzazioni che si aggira in Italia dopo la caduta del ponte di Genova e la vicenda della concessione ad Autostrade.

Il terzo motivo di preoccupazione da non sotto valutare è l’indipendenza delle istituzioni. Dopo le dimissioni di Mario Nava alla Consob, le dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio sulla ricerca di “uno servitore dello stato, non della finanza globale” preoccupano e non poco. “Il timore è che vogliono usare la loro vittoria elettorale per imporre corpi tecnocratici che devono essere isolati dalla politica”, ha scritto Giugliano. Un segnale terribile per chiunque voglia investire in Italia, molto più della percentuale del deficit.



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