Non è stata una festa fra le più serene, quella del bicentenario del Corpo di Polizia penitenziaria, celebrata a Roma martedì 19 settembre.
Mentre alle Terme di Caracalla il presidente della Repubblica Sergio Mattarella presenziava alla cerimonia, davanti a Montecitorio otto sigle sindacali hanno organizzato una protesta. Si tratta di Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns-Cisl, Uspp, Cnpp e Fp-Cgil.
L’agitazione voleva denunciare “le condizioni critiche in cui vive il personale delle carceri”. I sindacati chiedono più sicurezza, nuove assunzioni e nuove dotazioni finanziare e tecnologiche. E soprattutto adeguati stanziamenti per il rinnovo del contratto, scaduto da dieci anni. “Sovraffollamento, carenza di organici, organizzazione del lavoro deficitaria, suicidi e violenze sul personale sono i parametri di un vero bollettino di guerra – commentano i sindacati –. Criticità pesantissime trascurate dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dal Ministero della Giustizia, colpevoli di non aver assunto nessuna decisione risolutiva sull’emergenza quotidiana delle carceri”.
Ai festeggiamenti istituzionali erano presenti, oltre a Mattarella, il ministro della giustizia Andrea Orlando, la presidente della Camera Laura Boldrini, la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, il vicesindaco di Roma Daniele Frongia, il generale dei Carabinieri Tullio Del Sette e il direttore del Dap Santi Consolo. “In occasione del 200° anniversario della costituzione del Corpo sono lieto di esprimere l’apprezzamento della Repubblica e di formulare le più vive espressioni di gratitudine alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria – ha commentato Mattarella -. Con spirito di servizio la Polizia Penitenziaria quotidianamente contribuisce al mantenimento dell’ordine ed asseconda il complesso percorso di rieducazione dei condannati, dando così adempimento ai precisi obblighi in tal senso sanciti dalla Costituzione. Nell’esercizio dell’attività di vigilanza, spetta alla Polizia Penitenziaria il difficile compito di far fronte alle situazioni di sofferenza e di disagio proprie della realtà carceraria, compito assolto, grazie all’abnegazione ed alla non comune professionalità degli appartenenti al Corpo, pur a fronte delle innegabili criticità del sistema carcerario”.
(Foto Stefano Carofei/Imagoeconomica)