Alla fine, senza l’enfasi che magari la platea avrebbe auspicato, incalzato, Silvio Berlusconi dice che sì, “penso di sì”, si candiderà alle elezioni europee. “Se non lo fa il partito è morto”, spiegava poco prima un esponente di spicco azzurro che a Fiuggi, alla kermesse organizzata come ogni anno da Antonio Tajani, era arrivato proprio con la speranza che il Cavaliere sciogliesse la riserva.
Il pressing del presidente del Parlamento di Strasburgo fa il paio con i timori del corpaccione di Forza Italia che ha paura di essere fagocitato dalla Lega di Salvini e dissolversi nel voto di maggio. L’ex premier pare intenzionato a cedere, “è quello che mi chiedono tutti”, “se dobbiamo salvare l’Italia – aggiunge – bisogna cominciare a fare le cose sul serio”. Eppure, pochi giorni fa aveva proposto a Matteo Salvini la possibilità di presentarsi alle elezioni europee con liste comuni e aveva spiegato di non avere intenzione di scendere in campo in prima persona. Ma il rapporto con l’alleato continua a non prendere una piega precisa: appena tre giorni fa il vertice di palazzo Grazioli aveva sancito che l’alleanza era viva e vegeta, almeno alle Regionali. Poi, ad Atreju, il leader della Lega ci ha tenuto a precisare che si tratta soltanto di un accordo a livello locale. Frasi che hanno infastidito Berlusconi, che sceglie di deviare dal discorso scritto preparato per l’occasione e per la prima volta punge davvero il leader del Carroccio. Le sue, afferma, sono frasi “sgradevoli” e “inaccettabili”. Sul palco di Fiuggi il leader azzurro resta meno di quanto ci si sarebbe aspettato, meno di un’ora. I deputati, che si aggrappano alla sua voglia di giocarsela in prima persona, in privato non nascondono di vederlo spento, poco carico. E si dicono preoccupati. Anche perché, poco dopo essere sceso dal podio, Berlusconi ha un lieve malore, forse dovuto al caldo. La gran parte del discorso pronunciato ha due obiettivi: attaccare i 5 Stelle e annunciare (per l’ennesima volta) la voglia di rinnovamento e di apertura di Forza Italia alla società civile.
Dei grillini ne dice di tutti i colori: che sono peggio persino die comunisti perché “improvvisati e ignoranti”, che Di Maio è un “dilettante” che pensa di poter usare il ministro dell’Economia guidato da Tria come un “bancomat”. Attacca anche il portavoce del premier Conte, Rocco Casalino, autore di un audio in cui si usano toni minacciosi verso i tecnici del Mef se non dovessero trovare risorse per il reddito di cittadinanza. “In una democrazia – sostiene – sarebbe già fuori con la valigia in mano”. Ma in cotanta preoccupazione per la presenza dei grillini al governo, Berlusconi non nasconde nemmeno i suoi timori per la propria pecunia: le annunciate misure sui tetti alla pubblicità – lancia l’allarme – “farebbero chiudere Mediaset”. L’attacco verso i pentastellati è soprattutto sul fronte economico. Il leader azzurro contesta l’afflato verso le nazionalizzazioni che – dice – ci farebbero tornare alla “stagione più buia del ‘900” e spiega che l’aumento del deficit “sarebbe un disastro”. Ma il presidente di Forza Italia sa anche di dover trasmettere un messaggio di rinnovato entusiasmo alla platea ancora stordita dalla rapida ascesa della Lega. Per questo lancia il “manifesto della libertà”, con l’obiettivo di mobilitare “l’altra Italia”, anche se ci tiene a precisare che non si tratta di un nuovo movimento politico.
(Testo Askanews)
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