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Bevute, ghigni, sbuffi e sorrisetti. Matteo Renzi al Senato ribatte alla mozione di sfiducia

Matteo Renzi
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“Sceneggiate”, dibattiti che interessano a malapena “cinque, diecimila addetti ai lavori” ma di certo non l’Italia vera, che “é altrove” rispetto alle continue mozioni di sfiducia delle opposizioni. I risultati dei voti del Senato arriveranno solo nella serata di ieri, ma Matteo Renzi ostenta indifferenza rispetto all’iniziativa di quel fronte su cui più volte ha ironizzato e che va da Fi ai Cinque Stelle, dalla Lega a Sinistra italiana. Lo stesso fronte del ‘sì’ al referendum sulle trivelle, passaggio che “vi dovrebbe aver dimostrato che l’Italia non è quella dei social media”.

Renzi cita Mino Martinazzoli: “L’Italia è altrove, la politica è altrove: quando avrete finito con le vostre sceneggiate noi vi aspetteremo là”, dice a palazzo Madama, liquidando come iniziative mediatiche e strumentali le mozioni di sfiducia: “Siamo ormai abituati a sentirci dire che quella buona, quella che passa è la prossima mozione… Provate a mandarci a casa neanche convinti voi di farlo”, ironizza Renzi che accusa le opposizioni di “usare il Senato come cassa di risonanza, la mozione di sfiducia come strumento da talk show”.

Ma se il premier ironizza sulla strumentalità dell’iniziativa, sceglie invece di ribattere punto su punto alle accuse contenute nelle mozioni: sulla legittimità del suo governo, sull’efficacia della sua azione, sull’influenza delle lobby, sulle scelte di politica energetica. Al primo argomento, la “immoralità” di un esecutivo e di un premier che non sono stati espressamente votati dai cittadini, Renzi replica Costituzione alla mano: “I custodi o i difensori della Costituzione o ci sono sempre oppure non possono esserlo a giorni alterni”. E poi “il principio della centralità parlamentare o vale sempre o non vale mai”, visto che anche il governo Berlusconi “si reggeva su voti di ‘transfughi’ del centrosinistra”, mentre lo schema del governo attuale “è lo stesso di quello Letta” cui partecipava anche Fi. Insomma, “argomento manifestamente infondato”.

E pure sull’efficacia dell’azione di governo rispetto agli impegni del discorso programmatico, Renzi non ha dubbi: “Questo Parlamento sta facendo quello che si era impegnato a fare e questo governo sta rispettando gli impegni presi con il Parlamento” al momento del primo voto di fiducia sul discorso programmatico. “Non siamo d’accordo sui contenuti – spiega Renzi – ma è impossibile negare che gli argomenti del discorso programmatico sono stati affrontati con successo dal Parlamento e dal governo: la riforma costituzionale, la legge elettorale, i provvedimenti sulle tasse che non sono abbastanza per alcuni o sono sbagliati per altri ma vedono il bonus 80 euro, Imu e Tasi prima casa, Irap sul costo del lavoro. Se questo governo aveva degli obblighi verso il Parlamento derivanti dal voto di fiducia, li ha rispettatti: si può non condividere nel merito ma sono diventati legge. Abbiamo fatto quel che dovevamo fare”.

Quanto al fatto che sugli stessi provvedimenti peserebbe l’azione delle lobby, il premier rivendica il diritto-dovere di “ascoltare tutti”, ma “poi facciamo noi”. E questo “significa avere la spina dorsale dritta, significa essere politici e politiche: rispondiamo di quel che facciamo, a viso aperto”. Come per il casus belli delle mozioni, l’emendamento su “Tempa rossa”: “È stato discusso e proprio al Senato. La befana viene di notte, l’emendamento no”. Senza contare le “Interviste pubbliche” in cui lo stesso Renzi sottolineava la necessità di sbloccare il sito lucano. Per una scelta di politica eenrgetica che il premier rivendica ancora una volta: “Siamo leader sulle rinnovabili”, “siamo per chiudere le centrali a carbone”, ma sui giacimenti italiani bisogna continuare a lavorare. Continuando al tempo stesso a cercare la quadra tra sviluppo industriale e sostenibilità ambientale.

(Foto: Imagoeconomica)
(Testo: Askanews)

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