Skip to main content

Baci e abbracci tra Walter Veltroni e Paolo Bonolis al Teatro Eliseo. Foto di Pizzi

1 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
2 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
3 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
4 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
5 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
6 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
7 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
8 / 23
Walter Veltroni e Paolo Bonolis
9 / 23
Rita Dalla Chiesa
10 / 23
Rita Dalla Chiesa
11 / 23
Federico Moccia
12 / 23
Claudio Calì e Maria Rosaria Rossi
13 / 23
Claudio Calì e Maria Rosaria Rossi
14 / 23
Maria Rosaria Rossi
15 / 23
Lucio Presta e Paola Perego
16 / 23
Lucio Presta e Paola Perego
17 / 23
Lucio Presta e Paola Perego
18 / 23
Pier Francesco Pingitore
19 / 23
Pier Francesco Pingitore
20 / 23
Pier Francesco Pingitore
21 / 23
Adriana Piancastelli Manganelli
22 / 23
Lucio Presta e Walter Veltroni

Appuntamento ieri al Teatro Eliseo per la presentazione romana del libro di Paolo Bonolis, Perché parlavo da solo, edito da Rizzoli. Il celebre conduttore televisivo si racconta per la prima volta attraverso le pagine di un volume che vuole essere un diario intimo e ironico alla ricerca del senso della vita.

Un libro meditato che l’autore vuole consegnare ai suoi figli e a tutti coloro che nel tempo l’hanno apprezzato o anche criticato.

Insieme all’autore Walter Veltroni, Lucio Presta, Paola Perego, Rita Dalla Chiesa, Pier Francesco Pingitore, Federico Moccia e molti altri.

La quarta di copertina del libro:

“Viaggia veloce il fiume del tempo, molto più di quanto scorreva in passato. E scava sempre più profondo il canyon che attraversa. I miei figli sono dall’altra parte e potrebbero partire prima che possa raggiungerli. Gli vorrei consegnare quello che ho conservato. Non c’è molto tempo e, senza il mio bagaglio, ho paura che il loro viaggio possa essere più faticoso di quello che intrapresi io. Ho 58 anni adesso che scrivo e, il mio viaggio, l’ho iniziato che ero ragazzo. A quei tempi anche mio padre mi consegnò il suo bagaglio, ma gli bastò allungare un braccio per passarmelo.

Da sempre Paolo Bonolis parla da solo. Lo fa per ritornare sui suoi pensieri, elaborarli, triturarli, rivoltarli come calzini. E per capirci di più: sul mondo, sulla felicità, sulla televisione, sullo stupore, sull’amore e la famiglia, sulla tecnologia che non rispetta i ritmi della biologia, sullo sport che è passione, su Roma (’sti cazzi), sull’uomo che è l’animale con la spocchia. Negli anni, da queste riflessioni ad alta voce sono nate delle pagine di appunti scritti che ora aprono i diciotto capitoli di Perché parlavo da solo, il primo libro di Paolo Bonolis, un tesoro intimo, meditato e prezioso da consegnare ai suoi figli e a tutti coloro che nel tempo l’hanno apprezzato o anche criticato. In un flusso appassionato e coinvolgente, ricco di ricordi di personaggi ed episodi, Bonolis sorprende i lettori con le sue domande ora poetiche ora al vetriolo, sempre profonde: leggerezza e accettazione sono antibiotici per l’esistenza? La Natura Umana è senza scopo, lo Spazio la limita e il Tempo la corrode: come se ne esce? Un amore è un dato oggettivo o un fiume di farfalle? Internet ci sta rincoglionendo? E tagliare i cojoni a un gatto è un atto lecito o arbitrario? Il risultato è una lettura che incuriosisce, fa pensare e talvolta ridere grazie all’intelligenza affilata e alle battute ciniche di Bonolis”.

(Foto: Umberto Pizzi-riproduzione riservata)



×

Iscriviti alla newsletter