Venticinque anni fa il giudice Paolo Borsellino veniva ucciso nell’attentato di via D’Amelio, a Palermo, organizzato da Cosa Nostra. Con lui morivano i componenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Mercoledì si è svolta la cerimonia di commemorazione al Csm.
C’erano il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini e il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e molti esponenti delle istituzioni.
Mattarella ha tenuto il suo discorso dicendo: “La tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato. Paolo Borsellino ha combattuto la mafia con la determinazione di chi sa che la mafia non è un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che può essere sconfitto. Sapeva bene che per il raggiungimento di questo obiettivo non è sufficiente la repressione penale, ma è indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalità”.
Parole che si collegano a una dura intervista che Fiammetta Borsellino, figlia del giudice, ha rilasciato al Corriere della sera e che puntano il dito contro le indagini che seguirono la morte del padre. “Abbiamo avuto un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo… Venticinque anni di schifezze e menzogne. All’Antimafia consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D’Amelio”.
La figura di Borsellino è stata ricordata con affetto dall’ex collega Pietro Grasso. “Di Paolo Borsellino ricordo il sorriso – ha scritto Grasso sulla sua pagina facebook -. Solare, simpatico, sempre pronto a farti uno scherzo: quante risate ci ha fatto fare quando rubava le paperelle che Giovanni (Falcone, ndr) custodiva gelosamente sulla sua scrivania per chiedergli poi il riscatto”. Ha poi proseguito: “Frammenti di vita che mostrano il volto umano e privato del simbolo che onoriamo in questo triste anniversario. Professionalmente aveva un eccezionale talento, una passione viscerale e una ineguagliabile capacità di superare fatica e delusioni. Sapeva sempre dare il giusto consiglio ai colleghi più giovani: me ne ha dati tanti, preziosissimi, quando iniziai a studiare le carte del maxiprocesso”.
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