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Il ricordo di Antonio Catricalà per i suoi 70 anni. Foto di Pizzi

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Laura Pellegrini e Antonio Romano Giovanni Lo Storto
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Laura Pellegrini e Antonio Romano
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Corrado Calabrò
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Corrado Calabrò
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Diana Agosti e Paola Balducci
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Simonetta Giordani e Diana Agosti
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Elisa Greco
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Francesco De Lorenzo
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Gianni Letta e Giovanni Lo Storto
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Elisa Greco Gianni Letta
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Giovanni Lo Storto Gianni Letta
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Giovanni Lo Storto Gianni Letta
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Giovanni Calabrò Paola Balducci
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Giovanni Calabrò
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Cristiana Pegoraro e Luigi Piovano
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Cristiana Pegoraro e Luigi Piovano
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Luigi Bisignani
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Paola Severino Paolo Di Benedetto
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Paola Severino

Antonio Catricalà il 7 febbraio 2022 avrebbe compiuto 70 anni. I suoi colleghi, gli amici, la moglie Diana Agosti e le figlie hanno quindi scelto questa data per celebrare e raccontare la vita straordinaria di uno dei più poliedrici e stimati uomini delle istituzioni. Nell’aula magna della Luiss si sono susseguiti gli interventi di chi ha condiviso uno o più tratti di vita con l’ex consigliere di Stato, sottosegretario, viceministro, professore, avvocato, presidente dell’Antitrust, segretario generale di Palazzo Chigi, capo di gabinetto. Il suo collega di studio, Damiano Lipani, ha coinvolto i maestri Cristiana Pegoraro e Luigi Piovano per gli intermezzi musicali.

Dopo i saluti introduttivi di Paola Severino e di Andrea Prencipe, rettore della Luiss e padrone di casa, il primo intervento è stato (da remoto) di Pietro Rescigno, maestro di Catricalà alla Sapienza, che lo ha definito “uno dei migliori allievi di tutta la cattedra”. Attilio Zimatore, ordinario di Diritto privato alla Luiss, che fu suo compagno di scuola al liceo Galluppi di Catanzaro e anche all’università, ha ricordato tra le altre cose il legame mai interrotto con la Calabria.

Ha poi preso la parola il professor Andrea Zoppini, suo allievo e collaboratore, che ha raccontato la capacità di Catricalà di unire la sua profonda conoscenza del diritto privato con il diritto amministrativo. Corrado Calabrò, che ha guidato l’AgCom mentre Catricalà era al vertice dell’Agcm, ha condiviso con lui l’esperienza di consigliere di Stato e l’impegno nel rendere la giustizia amministrativa comprensibile e accessibile alle imprese. Sempre, anche nelle situazioni più complicate, “con il sorriso sulle labbra”.

Franco Frattini chiude il suo intervento con due aneddoti personali: “In una cosa sono riuscito e in una ho fallito con Antonio. Sono riuscito a convincerlo a venire dietro di me in moto, quando la mattina dovevamo andare in ufficio all’avvocatura dello Stato. All’inizio aveva paura, ma poi imparò a guidarla e si comprò una Vespa, anzi un Vespone. Ho miseramente fallito, invece, quando lo trascinai con Carlo Sica in settimana bianca. Dopo tre giorni di lezioni di sci, mi disse ‘Franco, ti adoro, ma non me lo proporre mai più'”.

L’attuale presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli, non è potuto essere presente, e al suo posto ha parlato Guido Stazi, economista in forza all’Authority, che ha descritto le grandi innovazioni introdotte da Catricalà, in particolare nella tutela dei consumatori e negli “impegni”: davanti a una contestazione, le aziende hanno la possibilità di correggere la condotta considerata anticoncorrenziale, un sistema che permette di alleggerire il carico di lavoro delle istituzioni e di ritrovare in modo più rapido ed efficiente un equilibrio di mercato.

Paola Severino è tornata sul palco per ricordare la comune esperienza del governo Monti, in cui Catricalà fu sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e punto di riferimento per tutti i ministri, sia sotto il profilo tecnico che umano.

L’ultimo intervento è stato riservato a Gianni Letta, una delle figure più importanti nella vita e nella carriera di Catricalà, che ha ricordato le sue incredibili doti umane e professionali, la capacità di eccellere in tutti i ruoli istituzionali che ha ricoperto, la scelta sofferta di lasciare il Consiglio di Stato, dopo l’esperienza da viceministro dello Sviluppo economico, perché incompatibile con l’insegnamento.

Negli ultimi anni, Catricalà voleva tornare lì dove tutto era iniziato, nelle aule universitarie, e a praticare il diritto come avvocato. Nella casa di Catanzaro c’era lo studio del padre, e lui raccontava di essere cresciuto a “pane e giurisprudenza”. L’amore per l’insegnamento, il suo modo di attraversare tutte le istituzioni dello Stato lasciando un segno indelebile. “Tutto quello che ho potuto fare, l’ho fatto perché me lo ha insegnato quel grande maestro che è stato Antonio Catricalà”.

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