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Cazzullo, Colombo e Maggioni misurano “La febbre di Trump” con Ferraresi. Foto Pizzi

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Furio Colombo e Paolo Messa
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Furio Colombo, Paolo Messa e Mattia Ferraresi
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Stefano Silvestri
Monica Maggioni e Paolo Messa
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Monica Maggioni e Paolo Messa
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Monica Maggioni e Paolo Messa
Monica Maggioni e Paolo Messa
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Monica Maggioni e Paolo Messa
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Furio Colombo e Monica Maggioni
Furio Colombo e Monica Maggioni
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Furio Colombo e Monica Maggioni
Furio Colombo e Monica Maggioni
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Furio Colombo e Monica Maggioni
Monica Maggioni
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Monica Maggioni
Monica Maggioni
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Monica Maggioni
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Mattia Ferraresi, Furio Colombo e Monica Maggioni
Monica Maggioni
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Monica Maggioni
Monica Maggioni
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Monica Maggioni
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Monica Maggioni e Furio Colombo
Paolo Messa
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Paolo Messa
Paolo Messa
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Paolo Messa
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Furio Colombo, Monica Maggioni e Mattia Ferraresi
Aldo Cazzullo
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Aldo Cazzullo
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Monica Maggioni, Mattia Ferraresi e Aldo Cazzullo
Furio Colombo, Monica Maggioni, Mattia Ferraresi e Aldo Cazzullo
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Furio Colombo, Monica Maggioni, Mattia Ferraresi e Aldo Cazzullo
Mattia Ferraresi e Aldo Cazzullo
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Mattia Ferraresi e Aldo Cazzullo
Monica Maggioni e Paolo Messa
Monica Maggioni e Paolo Messa
Furio Colombo e Monica Maggioni
Furio Colombo e Monica Maggioni
Monica Maggioni
Monica Maggioni
Monica Maggioni
Monica Maggioni
Paolo Messa
Paolo Messa
Aldo Cazzullo
Furio Colombo, Monica Maggioni, Mattia Ferraresi e Aldo Cazzullo
Mattia Ferraresi e Aldo Cazzullo

Aldo Cazzullo, inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera, Furio Colombo, giornalista e scrittore, e  Monica  Maggioni, giornalista e presidente Rai, hanno presentato ieri, mercoledì 1° marzo, al Centro Studi Americani “La febbre di Trump. Un fenomeno americano” di Mattia Ferraresi, corrispondente de Il Foglio dagli Stati Uniti.

L’evento è stato introdotto da Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americani.

Mattia Ferraresi racconta le radici, le idee e le ragioni del trumpismo: “La profezia l’aveva enunciata il caustico editorialista Samuel Francis nel 1996, in tempi di sicurezze economiche e affermazione, all’apparenza incontrovertibile, del verbo democratico: “Con le élite che tentano di trascinare il paese nei conflitti e negli impegni globali, guidano la pastorale economica degli Stati Uniti, lavorano alla delegittimazione della nostra stessa cultura e all’esproprio dei beni della nostra gente, disprezzano i nostri interessi nazionali e la nostra sovranità, una reazione nazionalista è quasi inevitabile, e assumerà probabilmente una forma populista quando arriverà. E prima arriva, meglio è”. Aveva previsto tutto, Francis, tranne il ciuffo”.

“Rintracciare le origini della forma mentis nostalgica e della vaghezza politica di Trump – scrive ancora Ferraresi – permette di capire che non è un fenomeno avulso dal contesto: la sua figura, il suo credo contraddittorio, il linguaggio hanno una loro dimensione nella storia della democrazia americana che va rinvenuta nel passato e messa a confronto con le incertezze dell’oggi. Trump parla a un’America ferita, un paese che soffre di patologie non riconducibili a meri fattori economici”.

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(M. Ferraresi, La febbre di Trump. Un fenomeno americano, Marsilio, 160 pagine, 12 euro)

Foto (c) Umberto Pizzi. Tutti i diritti riservati



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