“Alla Camera o al Senato era sempre lì che scriveva: libri, articoli, lettere, diari. Sempre una ironia lieve, garbata, romana, che lo connotava. Qualche invidioso diceva che l’umorismo per Andreotti era un modo per evadere la realtà. Era invece la sua natura, assorbita nell’infanzia romana. Nonostante il modo leggero però andava sempre all’essenza delle cose, era profondo, al contrario di quel nichilismo che adopera sempre la retorica delle forme apocalittiche”. Con queste parole, Gianni Letta ha raccontato il Giulio Andreotti scrittore in occasione dell’incontro organizzato dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma.
Durante l’incontro, a cui hanno partecipato anche il giornalista Filippo Ceccarelli, don Roberto Regoli, Francesco Longo e Angelo Chiorazzo, è stato presentato il libro postumo ”Il Buono Cattivo”, edito da La Nave di Teseo.
Il libro è un romanzo ripescato dalle sue carte non pubblicate: la figlia Serena, riordinando l’archivio, ha trovato questo scritto inedito che lo ha subito colpita. E che dopo averlo fatto leggere a familiari e all’editore, si è deciso di pubblicarlo. Pagine scritte nel ’73, mentre era capogruppo della Dc alla Camera, subito dopo la pubblicazione da parte di Rizzoli nel ’72 de “I minibigami”, e giusto un anno prima del referendum del ’74 sul divorzio. Ed è forse proprio questa la ragione per cui Andreotti decise di non pubblicarlo: se il primo, “I minibigami”, aveva creato critiche e ostilità, il secondo era meglio lasciarlo nel cassetto. Così continuò a dedicarsi agli studi su Pio IX e sulla fine dello Stato Pontificio, altra sua grande passione (leggi qui l’articolo di Francdesco Gnagni).
Per Formiche.net era presente Umberto Pizzi. Ecco tutte le foto.
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