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D’Elia e Serracchiani, chi sono le donne in lizza per la vicesegreteria del Pd. Le foto

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Cecilia D'Elia, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando
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Cecilia D'Elia
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Cecilia D'Elia
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Andrea Orlando, Cecilia D'Elia
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Cecilia D'Elia, Andrea Orlando
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Cecilia D'Elia
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Cecilia D'Elia
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Cecilia D'Elia
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Debora Serracchiani
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Debora Serracchiani, Anna Ascani, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando
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Debora Serracchiani
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Debora Serracchiani
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Debora Serracchiani
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Debora Serracchiani
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Debora Serracchiani
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Debora Serracchiani, Andrea Orlando
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Debora Serracchiani

Sarebbero Cecilia D’Elia e Debora Serracchiani le due donne del Partito democratico a contendersi il ruolo di numero due del Pd. La decisione arriverà in occasione dell’Assemblea nazionale del partito che si terrà i prossimi 13 e 14 marzo.

D’Elia vanta una lunga militanza a sinistra, è stata due volte in giunta (al Campidoglio con Veltroni sindaco e con Zingaretti presidente alla Provincia di Roma) ed è attualmente la portavoce della Conferenza delle donne, l’organismo delle iscritte e simpatizzanti democratiche. “Qualcosa sta cambiando: le donne sono sempre più protagoniste”, aveva detto a Repubblica lo scorso dicembre. “Sono femminista da quando ero bambina – aveva detto -, sono figlia di una femminista. Questa crisi innescata dall’emergenza Covid colpisce particolarmente le donne e quei settori dove c’è più occupazione femminile. Una buona parte delle osservazioni sul Recovery del Pd riguarda le donne”.

Debora Serracchiani, già presidente del Friuli-Venezia Giulia, parlamentare e vicepresidente del Pd assieme ad Anna Ascani. Sul riformista, pochi giorni fa, spiegava così la “rivolta” delle donne del Pd dopo l’assegnazione dei ruoli di governo che ha visto interessare solo gli uomini del Partito democratico. “Le donne dem non sono banalmente ‘in rivoltai come fossimo di fronte a un’irritazione passeggera da chetare – ha sottolineato Serracchiani -. C’è stato un brusco scontro con la realtà: abbiamo dato per scontato che la strada della parità sarebbe stata sempre più in discesa, e invece alla prova dei fatti ci troviamo ora a chiederci come rimediare a un’esclusione che ha messo in imbarazzo il partito. Sono la prima a capire che questi non sono i tempi adatti per alimentare polemiche su quote più o meno rosa o su quanto patiamo il ‘gender gap’ nel Pd. Ma che sia arrivato il momento per fare un punto di chiarezza fra di noi, questo sì”.

(Imagoeconomica)

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