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Chi si agita (e chi no) per il futuro della Cassa depositi e prestiti

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Franco Bassanini
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Franco Bassanini
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Franco Bassanini
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Marco Patuano e Franco Bassanini
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Giovanni Gorno Tempini e Franco Bassanini
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Franco Bassanini e Giuseppe Guzzetti
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Franco Bassanini e Graziano Delrio
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Pier Carlo Padoan e Franco Bassanini
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Franco Bassanini e Matteo Renzi
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Susanna Camusso e Franco Bassanini
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Franco Bassanini
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Franco Bassanini, Gianfranco Pasquino e Giuliano Amato
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Franco Bassanini
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Franco Bassanini
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Giuseppe Guzzetti
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Antonio Patuelli, Pier Carlo Padoan, Giuseppe Guzzetti e Ignazio Visco
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Antonio Bassanini, Matteo Renzi e Gorno Tempini
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Giovanni Gorno Tempini
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Matteo Renzi e Pietro Grasso
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Matteo Renzi
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Matteo Renzi
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Matteo Renzi
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Matteo Renzi
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Andrea Guerra
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Andrea Guerra
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Marco Carrai
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Marco Carrai
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Marco Carrai
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Marco Carrai
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Pier Carlo Padoan
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Pier Carlo Padoan
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Pier Carlo Padoan
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Pier Carlo Padoan
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Pier Carlo Padoan

Tutto nasce da Palazzo Chigi. Ovvero dai consiglieri del premier Matteo Renzi. In primis Andrea Guerra. Ma anche Marco Carrai, manager e imprenditore amico dell’ex sindaco di Firenze. Che cosa? L’idea di rottamare con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale i vertici della Cassa depositi e prestiti presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’ad, Giovanni Gorno Tempini.

Tra coloro che si sono agitati meno, a sostegno dell’azione del premier, ci sono di certo le fondazioni bancarie azioniste con il 18% della Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero dell’Economia. Infatti solo ieri, a distanza di 10 giorni dalle prime indiscrezioni sulle volontà della presidenza del Consiglio di sostituire i vertici di Cdp, l’associazione delle fondazioni – l’Acri presieduta da Giovanni Guzzetti – ha comunicato che avrebbe chiesto spiegazioni e informazioni sul futuro della Cassa.

Tra chi si è agitato meno, o forse non è stato per nulla consultato dalla presidenza del Consiglio, è stato il dicastero del Tesoro retto da Piercarlo Padoan.

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