La Fondazione Leonardo ha festeggiato i 70 anni della rivista Civiltà della Macchine con una cerimonia che si è tenuta al Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, di Roma.
Presenti all’evento fra gli altri il presidente della Fondazione Leonardo-Cdm, Luciano Violante, il presidente di Leonardo Luciano Carta e l’amministratore delegato Alessandro Profumo, il direttore della rivista, Marco Ferrante e la professoressa Mariarosaria Taddeo dell’Università di Oxford che ha tenuto una lectio magistralis.
Nel numero speciale dedicato al settantesimo anniversario della testata, spiega la Fondazione, viene ricostruita la storia della rivista con interventi di Ferrante, Bartezzaghi, Petrini, Buttafuoco e viene approfondito il contesto storico-culturale-industriale in cui è nata, sul quale si soffermano Lupo, Alessandro Profumo e Fabiano Fabiani.
Interventi anche sul rapporto con l’arte del suo tempo (Ficacci) e il linguaggio scientifico (Della Valle). Particolare spazio è dato ad un focus sul ruolo delle riviste nella società ipermedializzata con interventi di Belpoliti, Crowe, Fottorino, Hederman, Spadaro e Terranova. Sulle prospettive del dibattito in atto sull’umanesimo digitale ci sono due interventi di Luciano Violante e della professoressa Taddeo.
Il maestro Emilio Isgrò per l’anniversario ha donato alla rivista un’opera in cui è riproposto il primo editoriale firmato da Giuseppe Ungaretti in cui il testo viene cancellato salvo la frase: “Fare per avere, fare l’uomo per non essere senza amore”- “Dobbiamo molto alla lungimiranza del suo fondatore, Leonardo Sinisgalli: negli anni Cinquanta aveva compreso (e vissuto sulla propria pelle di poeta, ingegnere e manager di azienda) l’importanza della contaminazione. La cultura, troppo a lungo chiusa in una turris eburnea, doveva entrare nelle fabbriche e nei cantieri”, ha sottolineato il presidente di Leonardo, Luciano Carta.
“La sinestesia cara a Sinisgalli nella “Civiltà delle Macchine” di oggi è rappresentata dalla convergenza e dalla contaminazione del digitale con l’umano, coinvolgendo numerosi piani e molteplici profili – ha aggiunto – Questo nuovo capitolo della storia dell’uomo ha disintermediato dimensioni e attività professionali, rendendo reale ciò che negli anni Cinquanta era per lo più frutto dell’immaginazione fantascientifica”. “Oggi Civiltà delle Macchine ha posto l’accento sull’umanesimo digitale – ha sottolineato l’a.d. di Leonardo Alessandro Profumo – con l’intenzione di analizzare in ogni sua forma come il digitale stia ripensando dall’origine la società ma anche l’industria. In quest’ultima sua accezione la digitalizzazione sta imponendo una forte accelerazione a tutti i processi di innovazione, con un cambiamento che coinvolge tutto: università, centri di ricerca, sistemi produttivi, imprese, modelli di competitività nello scenario globale”.
(Foto: Umberto Pizzi-riproduzione riservata)