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Chi c’era al convegno sui 20 anni dal conflitto in Kosovo. Foto di Pizzi

L’intervento della Nato in Serbia nel 1999 “fu una scelta difficile ma giusta”. Sono le parole di Massimo D’Alema, premier all’epoca del conflitto nell’ex Jugoslavia della fine degli anni Novanta, nel suo intervento al convegno “Intervento umanitario della Nato in Kosovo: 20 anni dopo la guerra” che si è tenuto ieri a Palazzo Giustiniani.

D’Alema ha evidenziato che “quando mi insediai, il governo Prodi aveva già deciso l’intervento”, anche se seguirono “settimane concitate” per i “tentativi politici” di ottenere il risultato voluto senza ricorrere all’uso della forza. L’ex premier ha ricordato i contatti politici per scongiurare l’intervento e le giornate del periodo di Pasqua passate al confine tra Albania e Kosovo, “dove già i volontari italiani stavano operando per aiutare l’Albania ad accogliere il fiume di profughi che fuggivano dal Kosovo”. “Il contatto con i profughi mi aiutò a sciogliere i dubbi sull’intervento”, ha detto D’Alema sottolineando che tale azione era voluta innanzitutto dalla “costante pressione” del presidente Usa Bill Clinton.

L’ex premier ha rivendicato d’altra parte la responsabilità di andare oltre alle richieste di Washington, circoscrivibili prevalentemente alla disponibilità delle basi militari italiane, decidendo di far assumere all’Italia anche “le responsabilità sul campo”. Secondo D’Alema, quella della Nato fu un’azione “lunga e complessa”, con danni collaterali e vittime civili: all’inizio il paese era d’accordo, mentre poi la situazione divenne più complessa. “L’Italia fu una parte attiva molto importante”, ha detto D’Alema secondo cui le Forze armate sono “uno dei settori della nostra pubblica amministrazione di cui dobbiamo essere fieri”.

Al convegno, assieme a D’Alema, erano presenti Emma Bonino, l’ambasciatrice della Repubblica del Kosovo in Italia Alma Lama, Carlo Scognamiglio, Luca De Poli e la giornalista Paola Severini Melograni. L’intervento finale di Giulo Terzi di Sant’Agata.

Ecco tutte le foto di Umberto Pizzi.

(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata

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