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Una nuova sede per FB&Associati a Milano, la città che corre più veloce

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Alberto Pirrone
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Alessandra Ghisleri
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Giangiacomo Schiavi Fabio Bistoncini Pietro Raffa
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Arianna Fanuli
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Davide Rossi
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Annalisa Ferretti Pierfrancesco Maran
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Annalisa Ferretti Marco Osnato
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Filippo Barberis Pietro Raffa
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Giangiacomo Schiavi Fabio Bistoncini
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Lucia Lamonarca
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Matteo Ribaldi
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Nicola Pantaleo
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Marco Osnato Alessandra Ghisleri
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Pierfrancesco Maran
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Pietro Raffa Pierfrancesco Maran Marco Osnato
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Giangiacomo Schiavi Fabio Bistoncini Pietro Raffa
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Giangiacomo Schiavi Fabio Bistoncini
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Giangiacomo Schiavi Fabio Bistoncini
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Vittorio Fiore Emanuel Fuschetto

È stata inaugurata la nuova sede di Milano di FB&Associati con una serata-evento con molti ospiti.

Annalisa Ferretti, responsabile della sede milanese e della divisione advocacy, FB Bubbles, e Pietro Raffa, ad di MR&Associati società partecipata da FB&Associati, hanno moderato il dibattito a cui hanno partecipato Fabio Bistoncini, presidente e fondatore di FB&Associati, Alessandra Ghisleri, direttrice Euromedia Research, Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa e Piano quartieri Comune di Milano, Marco Osnato, deputato membro della Commissione finanze, Giangiacomo Schiavi, giornalista de Il Corriere della Sera.

Durante l’appuntamento infatti è stata presentata una ricerca di Euromedia Research per FB&Associati che rileva un ritratto del capoluogo lombardo.

Per 2 italiani su 3 anticipa tendenze influenzando tutta la nazione e per quasi il 40% anche altre città in Europa. Ricopre un ruolo centrale per lo sviluppo di interessi a livello nazionale e, addirittura, in termini di importanza, sta rimpiazzando Roma perché “incipit” di progettualità e innovazioni e punto di ancoraggio, unico, dell’Italia al resto del mondo. Sarà anche per questo che in questa città si respira una prospettiva di successo anche personale quasi da “sogno americano” e che sa premiare il merito. Peccato solo, o forse proprio per questo, che la politica fatichi a stargli al passo, malgrado sia qui che si dettano e si detteranno sempre più le regole del gioco sotto il profilo tecnico, industriale e finanziario e della ridefinizione delle policy, perché è da qui che prendono vita idee e movimenti capaci di influenzare le dinamiche nazionali.

La ricerca su Milano, conclusa appena due settimane fa, ha coinvolto un campione nazionale rappresentativo della popolazione italiana e un pool di opinion leader del mondo finanziario, industriale, della politica e dell’editoria con l’obiettivo di indagare come è cambiata la percezione e l’importanza della città nel nuovo contesto dell’Italia post pandemia e come possa o meno rappresentare un traino per il Paese in termini di tendenze e di integrazione con il resto del mondo.

La ricerca restituisce l’immagine di una città che ha notevolmente aumentato il suo peso sulla scena nazionale come riconosce il 89.9% degli intervistati anticipando le tendenze che poi influenzeranno tutta la società (70.4%) – anche se per un residente al sud su 3 (27.8%) questo non è vero segno di un campanilismo ancora duro a morire – con un ruolo sempre più centrale per lo sviluppo di interessi a livello nazionale, molto più di Roma, e con una fisionomia sempre più integrata alle altre città europee e connessa alle aree più produttive di Francia e Germania. Una città in grado insomma di svolgere un ruolo trainante dal punto di vista dello sviluppo economico e finanziario, ma anche perché sempre più capace di sperimentare e di lanciare nuove sfide, complice quel mix unico tra “saper fare”, coraggio e capacità di mobilitazione della società civile che la rendono “laboratorio politico” con idee, movimenti e novità in grado di orientare e qualificare anche la politica nazionale, soprattutto sul piano delle policy.

“Come azienda che ha fatto da apripista nel settore delle relazioni istituzionali, siamo stati la prima azienda nata in Italia ormai 25 anni fa, quando ancora non si parlava di lobby e rappresentanza degli interessi, siamo abituati ad osservare cambiamenti nella geografia e nelle dinamiche di influenza in questo Paese. Nel caso di Milano, questa evoluzione nella sua capacità di influenza è stata piuttosto recente, come questa ricerca conferma e tratteggia nel merito – ha commentato Fabio Bistoncini – Milano come capitale della policy e Roma capitale della “politics” è una dicotomia solo apparente perché se è vero che la prima ha saputo offrire alla politica classe dirigente, stimoli progettuali e capacità di fare e mobilitare opinioni – emergendo nel dibattito – molte decisioni sono ancora prese a Roma ed è li che un’azienda o un gruppo di interesse negozia e crea consenso attorno alle proprie istanze. C’è bisogno insomma di entrambe le anime e di presidiare entrambi gli estremi dell’arco decisionale – ha proseguito Bistoncini – La politica ha bisogno di restare in contatto con i territori e i territori di farsi ascoltare e di incidere dal basso, per questo il ruolo di chi fa il nostro mestiere accompagnando le imprese in questo dialogo si fa sempre più complesso. Ma anche sempre più decisivo per un Paese che vuole essere più moderno, integrato con il resto del mondo e più efficiente ed efficace nell’utilizzo delle risorse, dal Pnrr in poi”.

Tra i settori in cui Milano è il punto di partenza e l’incipit di progetti e tendenze, la top 10 dei settori dove espande la sua influenza vede ai primi posti moda e design (87.6%), imprenditoria (84.8) Industria e commercio (82.8%) ma anche ambiti meno “scontati” come arte e cultura (70.7) e rigenerazione urbana/urbanistica (59.8%). E’ in questi ambiti che Milano attrae investimenti e, a livello economico, supera le altre città che tentano invano di emularla, anche se su alcuni temi – dalle questioni ambientali alla sicurezza o al traffico – la città sembra dimenticarsi di se stessa e potrebbe fare di più. Almeno questa è la lettura che ne fanno gli intervistati e su cui sicuramente impatta anche il ruolo dei media, che la ricerca identifica secondo un doppio registro di rapporto con la città, da un lato Milano come capitale mediatica italiana, dell’editoria e della lettura, dall’altro Milano non propriamente raffigurata per quella che realmente è dai media stessi, forse ancora troppo sbilanciati nei confronti di Roma, quasi a identificare una necessità di affermare in modo più esteso il “brand” Milano.

In ogni caso quello che differenzia la città in termini di dinamiche, anche di influenza politica, dalle altri altre grandi città italiane è la sua velocità di evoluzione e la capacità di attivarsi come società civile nella sua interezza e in chiave di dibattito pubblico, ma al di là delle ideologie. È anche per questo che la politica sembra inseguire la città (per il 39.1% degli intervistati) piuttosto che viceversa, perché Milano è una città che si “governa da sola” e che su queste basi può dare luogo a sperimentazioni anche virtuose o replicabili in altre realtà del Paese. Sullo sfondo l’antagonismo con Roma che lascia intuire un nuovo, ma non troppo, diktat secondo cui “non si governa da Milano, ma non si governa senza Milano”.

“Milano si posiziona sui rami più alti dei processi di sviluppo nazionali, europei e mondiali. – ha evidenziato Alessandra Ghisleri – Viene letta dagli italiani come un punto di riferimento e di partenza da cui trarre spunto per tutte le sue attività – non solo economiche e finanziarie – che di volta in volta riescono a riprodurre quei vantaggi competitivi dinamici che la contraddistinguono e che ne originano la sua funzionalità nel sistema metropolitano. Una città che con il suo temperamento è riuscita a diventare anche un’importante meta turistica non solo per lo shopping, come ha dichiarato 1 cittadino su 3. Non possiamo conoscere il profilo che Milano avrà nel 2050, ma sarà sicuramente straordinaria nel coraggio di sapersi rigenerare e nel suo essere sempre pioniera oltre i confini del conosciuto”.

 


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