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Crosetto, Conte e Buttafuoco sul palco della Festa del Fatto. Le foto di Pizzi

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Pietrangelo Buttafuoco
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Guido Crosetto Peter Gomez
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Guido Crosetto
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Peter Gomez Guido Crosetto
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Peter Gomez Guido Crosetto
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Guido Crosetto
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Guido Crosetto
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Guido Crosetto Antonio Padellaro
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Guido Crosetto Antonio Padellaro
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Guido Crosetto Antonio Padellaro
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Peter Gomez Guido Crosetto Antonio Padellaro
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Peter Gomez Guido Crosetto Antonio Padellaro
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Peter Gomez Guido Crosetto Antonio Padellaro
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Antonio Padellaro Guido Crosetto Marco Travaglio
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Guido Crosetto
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Guido Crosetto
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Guido Crosetto Alessandro Orsini
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Guido Crosetto
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Guido Crosetto
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Guido Crosetto
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Guido Crosetto
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Antonio Padellaro
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Marco Travaglio
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte Marco Travaglio
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Giuseppe Conte Marco Travaglio
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Marco Travaglio Giuseppe Conte
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Marco Travaglio Giuseppe Conte
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Marco Travaglio Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Alessandro Orsini Giuseppe Conte
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Alessandro Orsini Giuseppe Conte
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Alessandro Orsini Giuseppe Conte
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Gad Lerner
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Marco Travaglio Giuseppe Conte
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Marco Travaglio Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte
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Giuseppe Conte Paola Taverna
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Giuseppe Conte Paola Taverna
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Giuseppe Conte Paola Taverna
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Giuseppe Conte Paola Taverna
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Giuseppe Conte Paola Taverna
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Gad Lerner Marco Revelli
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Maurizio Landini Marco Travaglio Antonio Padellaro
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Maurizio Landini
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Maurizio Landini
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Maurizio Landini Marco Travaglio
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Maurizio Landini, Giovanni Valentini
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Maurizio Landini, Giovanni Valentini
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Maurizio Landini, Giovanni Valentini
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Maurizio Landini, Pasquale Tridico
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Maurizio Landini, Pasquale Tridico
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Maurizio Landini, Pasquale Tridico
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Maurizio Landini, Pasquale Tridico Marco Travaglio
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Maurizio Landini, Pasquale Tridico
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Pietrangelo Buttafuoco

“Non voglio fare un film su Berlusconi: voglio fare una commedia”, un breve filmato di Nanni Moretti, tratto dal Caimano, anticipa quello che andrà in scena poco dopo. Il palcoscenico è la casa del Jazz, l’occasione è la festa del Fatto Quotidiano, il tema è il berlusconismo dopo Berlusconi. L’andamento presenta un copione misto: metà commedia dell’arte, metà compendio di filosofia hegeliana. Parte Rosy Bindi, l’arcioffesa dal Cavaliere e protagonista delle sue barzellette. Chiama Berlusconi “interprete ma non dei sentimenti più nobili degli italiani”, “uno che pensava di poter comprare tutto con il denaro”. E ancora: “Un uomo che non ha combattuto il comunismo, ma la Costituzione” e infine, attingendo al repertorio montanelliano, “il grande corruttore”.

Pietrangelo Buttafuoco lavora sulle sfumature e istituisce un paragone con Totò e Garibaldi, restituendo a Silvio il palcoscenico che merita: “Quello dove la politica è soltanto una sfumatura, sbadiglio e noia: uno che irrompe e rompe consuetudini nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica, con il crollo delle due Chiese, entrambe guelfe: il partito comunista e la democrazia Cristiana. Un personaggio che esiste, resiste e persiste nell’ultimo momento della commedia italiana”.

La reazione del pubblico si fa timida, il grigio quando si tratta di Berlusconi non può esistere: lo raccontano le sue barzellette e i suoi eccessi. Ci pensa Pino Corrias, giornalista del Fatto Quotidiano, a riportare ordine richiamando il grande cruccio del conflitto d’interessi: “Il berlusconismo non è stato una commedia, ma una tragedia: metà per colpa sua, metà per colpa della sinistra”. Partono gli applausi, la nostalgia è canaglia e amici (ma soprattutto nemici) del Cavaliere ammettono, questa volta all’unisono: “Si potrà dire tutto di lui ma Berlusconi ha vinto”. Tutti d’accordo, tranne uno, Massimo Fini in direzione ostinata e contraria: “Berlusconi ha perso perché è morto”.

L’intellettuale, ex socialista e amante di Catilina, dice di apprezzare “l’energia umana del Cavaliere, l’anziano che conosce il limite umano della morte e chiede un cono prima di entrare in terapia intensiva”; afferma che “il grande corruttore non era il Cavaliere ma Bettino Craxi che gli ha consentito di avere a disposizioni le televisioni” ma soprattutto non risparmia fendenti alla “polemica del Fatto Quotidiano contro le olgettine e il bunga bunga: quando incontri una ragazza non le chiedi la carta d’identità” proclama a una folla che inizia ad agitarsi. Rosy Bindi salta sulla sedia: “Le donne vanno rispettate”. Il pubblico applaude ma Fini non arretra: “Non siate demagogici”.

Qua e là il politicamente scorretto resiste, in piedi tra le rovine. Buttafuoco, grande studioso di Julius Evola, segue la massima del filosofo tradizionalista e si porta, non laddove ci si difende, ma dove si attacca: “La demonizzazione di Berlusconi, se non ridere, fa sorridere”. Piovono fischi, qualcuno urla: “Ne potevamo fare a meno”. L’intellettuale, che conosce bene il mondo degli ex missini, prova a spiegare che Berlusconi con Meloni, sovranisti e conservatori non ci azzecca nulla: “Come ha distrutto lui la destra”. Ormai è tardi: i fischi aumentano, il moderatore chiede di avere rispetto per chi ha un’idea diversa. Buttafuoco si diverte e rilancia: “L’Italia dobbiamo imparare a conoscerla sottraendoci alla volontà e alla voluttà di metterci in cattedra a dire come si fa. Lui non ha avuto la presunzione di cambiare gli italiani”. Dal pubblico: “Era il peggio del peggio”.

Pare una serata futurista e Buttafuoco non si sottrae alla disfida: “Sì ma in quel peggio c’erano le pernacchie di Totò. In quel peggio c’era il meglio della commedia italiana. In quel peggio c’era la grande carica di pomodori che voi vorreste lanciare a me adesso”. Un sorriso, cala il sipario. Fini lancia una battuta: “Il Cavaliere ha tolto agli italiani quel poco senso della legalità che rimaneva loro”. Tutti applaudono. Una signora, seduta al mio fianco, dice al marito: “Ci mancherà Silviuccio”.

(Testo di Andrea Persili)

(Foto: Umberto Pizzi-riproduzione riservata)

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