C’era il governo quasi al completo e vertici istituzionali alla festa della Guardia di Finanza, a cominciare dal presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e dai vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ma anche Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento Ue e Nicola Zingaretti, leader del Pd oltre al comandante Giuseppe Zafarana. In una calda fase economica, sia per le diverse posizioni nel governo che per la trattativa in corso con la Commissione europea, è doverosa l’attenzione della politica verso le Fiamme gialle dalle quali si spera arrivino sempre più soldi per l’erario combattendo l’evasione fiscale e la criminalità economico-finanziaria.
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, non ha fatto nessun riferimento all’attualità e alle polemiche con altri membri dell’esecutivo, tra minibot e flat tax, limitandosi a sottolineare gli obiettivi comuni per i quali la Guardia di Finanza è strumento essenziale: “oggi ci troviamo impegnati coralmente ad affrontare la sfida di rilanciare il potenziale di crescita del nostro Paese – ha detto Tria – e per raggiungere tale obiettivo non si può prescindere dalla rimozione dei fattori che possono limitare la capacità del sistema di generare valore attraverso la naturale combinazione delle forze economiche e legali. È di fondamentale importanza per lo sviluppo economico che siano neutralizzati i vantaggi competitivi di cui godono le imprese illecite e che queste vengano emarginate dal mercato prima che possano nuocere al tessuto economico sano”. L’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione e lo sperpero di denaro pubblico sono fenomeni interdipendenti, che secondo il ministro possono “minare lo sviluppo ordinato ed equilibrato delle dinamiche di mercato”.
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