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Laura Boldrini in prima linea alla manifestazione antifascista a Milano. Le foto

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Una marcia antirazzista e antifascista, in contemporanea con quella di Macerata, si è svolta sabato 10 febbraio a Milano. Centinaia di milanesi hanno manifestato in segno di solidarietà per i fatti di Macerata, ovvero la tentata strage perpetrata da Luca Traini, oggi detenuto.

La marcia è stata promossa da collettivi studenteschi, centri sociali, associazioni che lavorano con i migranti, la Fiom-Cgil, l’associazione donne musulmane d’Italia.

Laura Boldrini ha voluto partecipare attivamente alla manifestazione. Al suo arrivo la presidente della Camera e candidata di Liberi e Uguali ha accolto alcune partigiane, parlato con richiedenti asilo e intonato la storica canzone “Bella ciao”.

“Nel nostro Paese non c’è spazio per l’apartheid” ha detto la Boldrini. “Noi siamo qui per ribadire un no forte e chiaro contro ogni forma di fascismo e razzismo”.

“Un anno fa, poco dopo essere diventato ministro dell’Interno, Marco Minniti cominciò a esporre il concetto per cui sicurezza è una parola di sinistra”. Inizia così l’articolo di Stefano Vespa sui fatti di Macerata e il dilemma della sinistra sulla sicurezza.

“Un concetto non nuovo per lui, ma certo nuovissimo per una larga parte della sinistra che ha continuato a identificare ‘legge e ordine’ come un mantra della destra conservatrice. Finché i voti hanno cominciato a scemare e qualcuno, sottovoce, ha cominciato a porsi qualche domanda. ‘È vero che spesso un impulso securitario nella società e nell’opinione pubblica produce uno spostamento a destra dell’elettorato, ma sono da sempre convinto che la sicurezza sia pane per i denti della sinistra’, disse Minniti all’Espresso. Un anno dopo tre nigeriani sono stati arrestati a Macerata con l’accusa di aver ucciso e fatto a pezzi la diciottenne romana Pamela Mastropietro, tragica conclusione di uno spaccio di droga. La successiva decisione del nazifascista Luca Traini di vendicare quella ragazza sparando a diversi immigrati di colore ha definitivamente spaccato la società italiana: c’è chi condanna un gesto folle aggiungendo un “ma non se ne può più” e chi fa finta di non capire magari inneggiando alle foibe, mentre la gente comune in certe ore e in certi quartieri ha paura a uscire di casa”. Continua  a leggere qui l’articolo di Stefano Vespa 

(Foto: Imagoeconomica-riproduzione riservata)

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