Dopo le denunce di molestie e violenze sessuali da parte del produttore e fondatore della Miramax Harvey Weinstein, si aprono le rivelazioni nel mondo della politica. La ministra degli Esteri svedese Margot Wallström, infatti ha raccontato di “palpeggiamenti avvenuti durante un vertice ufficiale da parte di colleghi di alto rango”, dopo aver aderito all’iniziativa internazionale #metoo in cui le donne hanno condiviso esperienze di molestie, violenze fisiche o psicologiche subite da uomini.
Come ha riportato Repubblica, la ministra ha riferito la scorsa settimana sulla sua pagina Facebook di “molestie politiche da me subite da un collega europeo del massimo livello”. I fatti, racconta ancora la ministra, sarebbero accaduti nel 2014 durante una cena di lavoro durante un vertice europeo. “Improvvisamente mi sono accorta che quella persona stava palpeggiando le mie cosce e le mie gambe, era violenza sessuale al massimo livello politico”. Nessun dettaglio sull’identità dell’uomo, ma il racconto è bastato per innescare la reazione di altre donne della politica come la ministra delle apri opportunità svedese Asa Regnér che, durante un’intervista, ha raccontato di molestie subite all’inizio della sua carriera.
“Allora ero giovane, partecipai a un vertice europeo – ha detto Regnér al quotidiano Expressen -. Dopo la riunione, un collega d’alto rango di un altro Paese mi invitò a uscire, ad andare insieme in un locale a bere un drink. Mi aveva detto che le mie idee e posizioni lo interessavano, e che intendeva ascoltarmi per apprendere di più. Allora ero giovane, ambiziosa e forse ingenua, accettai l’invito. Ma poi la situazione prese ben altra piega rispetto a quello che potevo immaginarmi. Oggi, passati i cinquant’anni, e sull’onda dei molti scandali di questo genere a Hollywood e della denuncia della collega ministra degli Esteri Wallström, mi sono decisa a parlare”.
Wallstrom è una ex commissaria europea e tra le politiche svedesi più conosciute sia in ambito nazionale che internazionale. Durante una conversazione con il New York Times nel 2016 aveva definito “femminista” la sua politica estera. “Una politica estera femminista – aveva spiegato – è un’analisi del mondo”. Dalle pagine del quotidiano americano, spiegava che tale impostazione è un modo per usare i tradizionali strumenti della diplomazia per rispondere a tre domande: le donne hanno gli stessi diritti degli uomini? Ci sono donne sedute ai tavoli in cui vengono prese decisioni? Le risorse sono distribuite in modo equo alle donne?
Ecco, allora, la ministra svedese che ha denunciato le molestie nel mondo della politica.
(Foto Imagoeconomica)