59 per cento contro il 41 per cento. Il No surclassa il Sì al referendum costituzionale. E Matteo Renzi annuncia le dimissioni, lanciando la palla della legge elettorale nel campo dei vincitori del No (come dire: riuscite a fare qualcosa insieme?), ma non lascia la segreteria del Pd.
Ha vinto dunque la Costituzione post monarchia, e l’Italia si sveglia con un “re”: Sergio Mattarella. È ora nelle mani del presidente della Repubblica la situazione politica dell’Italia: eventuali traccheggiamenti non possono che acuire incertezze. Sta alle forze politiche dare priorità all’Italia e non alle rispettive vanità (alla fiera delle vanità ha partecipato in primis il premier).
Beppe Grillo e Matteo Salvini esultano. Tutti e due invocano elezioni anticipate. Ma c’è un terzo vincitore. Diavolo d’un Silvio Berlusconi. Il fondatore di Forza Italia torna al centro della scena: apre già alle larghe intese, auspica una nuova legge elettorale, dunque veste i panni del moderato e non del distruttore.
Chi dopo Renzi a Palazzo Chigi? Nomi e voci si sprecano. I più nominati sono il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan (che oggi non va alla riunione dell’Eurogruppo), e il presidente del Senato, Pietro Grasso. Ma ci sono altre alternative: Claudio De Vincenti e Paolo Gentiloni. Si vedrà.
Certo, la frenesia elettoralistica stride con gli appuntamenti internazionali (dall’anniversario dei Trattati di Roma a marzo, al G7 a maggio). Inoltre, rimarca qualche addetto ai lavori, i parlamentari matureranno il diritto alla pensione solo ad agosto. (Michele Arnese)
ECCO LE FOTO DI MATTEO E AGNESE RENZI NELLA CONFERENZA STAMPA POST REFERENDUM
Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica