Il manifesto di un possibile segretario del Pd. Il pensiero che aleggiava nella sala stracolma è stato esplicitato subito da Gianni Letta che ha così definito il libro di Marco Minniti “Sicurezza è libertà” (Rizzoli) che racconta la sua esperienza da ministro dell’Interno e nel quale prende per le corna il toro che la sinistra ha tenuto a distanza negli ultimi anni e che le ha fatto perdere le elezioni. Prima dei relatori la notizia stava nella platea: politici di primo piano, a cominciare da Massimo D’Alema e Paolo Gentiloni, e un bel pezzo di Pd, ma anche Renato Brunetta di Forza Italia; i vertici delle forze dell’ordine e dell’antiterrorismo, il comandante delle forze speciali e quello della Gendarmeria vaticana; prefetti, militari e intelligence; i vertici della procura romana; il segretario generale della Farnesina; un consigliere del Presidente della Repubblica.
Un altissimo livello a conferma di ciò che ha rappresentato Minniti da molti anni prima che diventasse ministro, ma nella sala c’erano anche tanti elettori del Pd che vedono in lui l’uomo della Provvidenza. L’ex titolare del Viminale ha dovuto confessare alla fine che sta pensando davvero a candidarsi alla segreteria del partito: “Non faccio il prezioso, ma è una forma di rispetto, voglio che la mia sia una risposta che non divida né personalizzi perché in questo momento non c’è bisogno né di divisione né di personalizzazione”. Qualche ora prima Minniti aveva spiegato che non potrà sottrarsi se servirà a “garantire un percorso più unitario”. La presentazione del volume, moderata da Lucia Annunziata, è stata una seduta di autocoscienza collettiva sui concetti di sicurezza e bene comune da intendere come basi della democrazia (Leggi qui l’articolo di Stefano Vespa a riguardo). Per noi all’evento era presente il maestro Umberto Pizzi.
(Foto Umberto Pizzi – riproduzione riservata)