Skip to main content

Pietro Labriola illustra il riassetto di Tim. Le foto

1 / 23
Andrea Rossini
2 / 23
Elio Schiavo
3 / 23
Adrian Calaza
4 / 23
Elio Schiavo
5 / 23
Eugenio Santagata e Massimo Mancini
6 / 23
Pietro Labriola
7 / 23
Pietro Labriola
8 / 23
Pietro Labriola
9 / 23
Pietro Labriola
10 / 23
Pietro Labriola
11 / 23
Pietro Labriola
12 / 23
Pietro Labriola
13 / 23
Pietro Labriola
14 / 23
Pietro Labriola
15 / 23
Pietro Labriola
16 / 23
Pietro Labriola
17 / 23
Pietro Labriola
18 / 23
Pietro Labriola
19 / 23
Pietro Labriola
20 / 23
Pietro Labriola
21 / 23
Pietro Labriola
22 / 23
Pietro Labriola
23 / 23
Pietro Labriola

Per Tim si chiude di fatto un’era industriale e se ne apre un’altra, il cui punto di partenza è quello spin off della rete di cui si parla da 4 o 5 anni buoni. A sua volta, primo passo per la creazione di una società unica per la banda larga, da infilare nella pancia dello Stato, una volta fatti confluire gli asset di rete di Telecom in Open Fiber. Il ceo Pietro Labriola, insieme ai principali manager del gruppo, ha incontrato i giornalisti a Roma per illustrare il riassetto dell’ex Telecom, in occasione del Capital Market Day.

Spiegando anche che in caso di mancata fusione tra gli asset di Tim con quelli di Open Fiber, ci sarà un piano B. “Se l’accordo con Cdp e Open Fiber per l’integrazione della rete NetCo con la rete di Of dovesse fallire Tim ha un Piano B. Il migliore accordo è la vendita della rete a Open Fiber  per avere una parte di quella sinergia ma se voglio ballare il tango devo ballare con qualcuno e quindi ho detto agli azionisti che c’è anche un piano B. Se non succede il Piano A cosa possiamo fare? Anche in questo caso ci sarà una separazione dell’integrazione verticale con un altro partner”. Ecco le foto dell’evento romano.

(Foto Imagoeconomica – riproduzione riservata)


×

Iscriviti alla newsletter