Con 173 sì, 37 no e 16 astenuti il Senato ha dato il suo via libera definitivo alla riforma Cartabia sul Csm e l’ordinamento giudiziario, confermando il testo della Camera, che è dunque legge.
Tra le voci fuori dal coro, quella di Matteo Renzi. “Signora ministro – ha detto il leader di Iv rivolto a Marta Cartabia presente sui banchi del governo – quando delle espressioni di correnti organizzate parlano di cordone sanitario contro avversari politici, indipendentemente dalla discussione dei reati, il silenzio delle istituzioni è grave…”.
“Facendo passare il messaggio che la vicenda Palamara si possa chiudere con un capro espiatorio – ha continuato – è la negazione della giustizia. La giustizia si fa quando si dice la verità, non quando si trova un capro espiatorio che paga per tutti… Quelle modalità con cui il Csm e il dottor Palamara hanno agito sono le stesse con cui si continua ad agire, in un rapporto costante tra politica e magistratura, non possiamo continuare a prenderci in giro su questi temi!”.
“Noi non voteremo la sua riforma. Non votiamo contro ma ci asteniamo” perché “è una riforma più inutile che dannosa e anche perché siamo consapevoli che l’intervento della ministra Cartabia ha portato un passo in avanti”. Ma la riforma “lascia un po’ di amaro in bocca nella modalità con cui è arrivata al traguardo”, ha concluso Renzi.
“Manca qualcosa all’appello in questa riforma. Noi votiamo a favore di questi ritocchi, ma all’appello manca una riforma costituzionale. C’erano i tempi per farlo, ci avrebbe permesso di dire non solo chi va al Csm, ma chi è meritevole di andare al Csm”. Queste invece le parole di Giulia Bongiorno, senatrice della Lega, intervenuta anch’ella a Palazzo Madama.
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