Cerimonia oggi di inaugurazione dell’anno accademico 2020-2021, 718° dalla fondazione di Sapienza Università di Roma, la prima inaugurazione presieduta da Antonella Polimeni nelle vesti di rettrice dell’Ateneo.
Hanno partecipato alla cerimonia la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, il vice Presidente della Regione Lazio Daniele Leodori, la Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi.
Sono intervenuti la ministra per l’Università e ricerca Maria Cristina Messa, della ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, della ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, della ministra per le Disabilità Erika Stefani. La cerimonia si è aperta dedicando un minuto di silenzio alla memoria di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo mentre erano impegnati nel costruire un orizzonte di pace. Hanno portato i saluti istituzionali la sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi che ha ricordato lo stretto legame della Sapienza con il territorio e la ministra per l’Università e ricerca Maria Cristina Messa che si è soffermata sul ruolo strategico dell’università e della ricerca nell’affrontare le sfide che si presentano, come pure la necessità di valorizzare le professionalità che operano in questo campo.
La rettrice Antonella Polimeni ha tenuto la prolusione dal titolo “Diseguaglianze, mobilità sociale e istruzione: quale ruolo per l’università?”. La Senatrice a vita Elena Cattaneo ha tenuto la lectio magistralis “Competere ad armi pari nella ricerca e nella vita”. I gruppi di Musica Sapienza hanno proposto brani del Gaudeamus igitur e Fuochi d’artificio di Georg Friedrich Händel. Durante la cerimonia ha trovato spazio un tributo alla relazione tra “arte e scienza”, realizzato attraverso proiezioni di immagini del biologo Fernán Federici della Università di Scienze Biologiche del Chile e di Radha Chaddah, straordinaria artista canadese con Master in Science in Cell and Molecular Neurobiology.
L’allestimento visuale, disegnato da Luca Ruzza, è stato realizzato nell’ambito del Corso di Design Comunicazione Visiva e Multimediale, del Dipartimento di Pianificazione Design Tecnologia dell’Architettura, con il contributo di giovani media e visual designer che si sono formati o che collaborano con la Sapienza, incubatrice di ricerche e linguaggi innovativi. Sintesi della prolusione della Rettrice dal titolo “Diseguaglianze, mobilità sociale e istruzione: quale ruolo per l’Università?”. Nella prolusione della rettrice, il filo conduttore proposto è quello del nesso esistente fra diseguaglianze, istruzione superiore e processi di inclusione e del ruolo dell’università nell’assicurare a tutti “le condizioni di migliorarsi, di elevarsi, di toccare il cielo”. Il presupposto è molto chiaro: “non esistono opportunità predefinite solo per alcuni, né posizioni cristallizzate solo a vantaggio di qualche individuo. Chiunque lo voglia deve potersi innalzare; ed è anche compito dell’Università far sì che questo accada”. Ma sottolinea la Rettrice “ancora oggi le probabilità che ciascuno di noi ha di realizzarsi nel corso della propria vita dipendono dal genere, dal reddito dei genitori, dal colore della pelle, dal background migratorio, dalle condizioni di salute e da altri fattori in costante interazione reciproca”.
I fattori che si cumulano di padre in figlio innescano quella che si può definire “la riproduzione intergenerazionale delle diseguaglianze. Vantaggi, anche piccoli, lungo ciascuna di queste dimensioni possono sommarsi fino a generare privilegi ampi, distanze enormi e ingiustizie sostanziali”.
Continua Antonella Polimeni “La nostra civiltà si misura nella capacità effettiva di assicurare inclusione alle persone con disabilità, di superare il gender gap e di garantire pari opportunità, diritti e partecipazione alla vita sociale ed economica. La pandemia ha drammaticamente allargato la forbice delle disuguaglianze, che potenziando i loro devastanti effetti e dando luogo a un circolo vizioso capace di ostacolare l’esercizio di diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto allo studio. Lasciare indietro ampie fasce della popolazione nell’accesso alle informazioni scientifiche e alle tecnologie sempre più pervasive non soltanto significherebbe condannarli a un tenore o a una qualità della vita più bassa, ma rappresenterebbe anche la fine dell’ideale democratico e liberale di uguaglianza di tutti i cittadini, almeno nelle condizioni di partenza, e la negazione delle premesse dello Stato di diritto.
Invece va ribadito con forza che l’accesso all’istruzione, alla formazione e all’apprendimento è strumento di riduzione delle diseguaglianze. Forse l’Università non è un motore di mobilità sufficientemente potente per contrastare l’effetto deflagrante delle diseguaglianze, ma è di sicuro il migliore di cui a oggi si disponga. Sapienza è impegnata, oggi più che mai, a porre tutte le sue energie e le sue competenze a disposizione di questo progetto complessivo, questa che chiamerei la Quarta missione dell’Università: la missione volta a favorire la crescita delle persone, anche e soprattutto, a favorire la crescita di chi è più svantaggiato, di chi è nell’angolo, a favorire un pluralismo vero ed esteso, che sia capace di porre tutte e tutti, finalmente e sostanzialmente, su uno stesso piano di potenzialità, di opportunità e di meriti”.
(Testo Askanews)
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