Accompagnato da numerose foto d’epoca, è uscito il volume “La Stazione Termini di Roma” firmato da Amedeo Gargiulo e Deborah Appolloni, edito da Giordano Editori, e presentato ieri a Roma, proprio nella stazione Termini.
Un viaggio nella storia di questo crocevia così importante per la città, dal 1860 quando a Roma c’erano 200mila abitanti, al ’39 quando viene approvato il progetto definitivo portato avanti da Angiolo Mazzoni che opta per un edificio imponente e classicheggiante. L’opera poi viene conclusa nel secondo dopoguerra dall’architetto Eugenio Montuori, che nel 1950 viene inaugurata come la vediamo oggi.
Il nome Termini ha da sempre suscitato dibattito perché si ritiene derivi o dal latino “thermae”, dal momento che quelle di Diocleziano sono a due passi, o dal concetto di “finito”, “concluso”.
Insieme agli autori alla presentazione erano presenti Mauro Moretti, presidente della Fondazione FS Italiane, Pierluigi Coppola, docente di Trasporti, Università Tor Vergata di Roma, Enrico Menduni, professore di cinema, fotografia e televisione all’Università Roma Tre e Alessandro Radicchi, presidente dell’Onds (Osservatorio sul disagio nelle stazioni) e Umberto Cutolo, giornalista.
“Guardando Termini con gli occhi di Roma – scrive il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio – la stazione ferroviaria ha da sempre rappresentato una piazza per la città, dove sono nate iniziative, sperimentazioni aggregative e di incontro in ambito commerciale, culturale e sociale”.
Moretti invece ha affermato: “La stazione è un punto di vita urbana e sociale che dà la misura dello sviluppo del Paese, un vero e proprio sistema sociale, un microcosmo che è una città nella città”.
Per l’occasione era anche visitabile il treno storico presidenziale, al binario 1.
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