Ai Weiwei, artista poliedrico – designer, architetto, pittore, fotografo, scrittore – ha firmato la regìa della Turandot di Giacomo Puccini per il Teatro dell’Opera di Roma. Famoso come attivista politico, perseguitato dal regime cinese, imprigionato nel 2011 e rilasciato dopo 81 giorni grazie anche alle pressioni esercitate da molti Paesi.
“Tutte le guerre hanno lo stesso carattere. Si combatte per il futuro, per il sogno, per la dignità. La disperazione di Kiev è comune con tutto il mondo. Nel secondo atto c’è un video di tante bombe nella storia umana, da una italiana progettata nel 1911 a quelle su Hiroshima e Nagasaki. Non si può scherzare su Putin, le sue parole sulla guerra nucleare possono essere il futuro”, aveva detto intervistato dal Corriere della Sera il regista per spiegare la sua idea dell’opera di Puccini. “C’è una connessione tra l’amore, l’odio e la vendetta del nostro tempo con l’opera di Puccini. Quest’opera, pensando a chi combatte per la libertà, da Hong Kong all’Ucraina, ci insegna che la morte è amore. L’uomo vuole uscire dalle sue rovine ma nel percorso ne trova di nuove. Si costruisce e si ricade, come Sisifo. E il senso dell’essere umano è di volere la vera libertà. Voglio mettere in contatto la nostra vita di oggi con quella di cent’anni fa, all’epoca in cui Puccini si confrontò con la fiaba cinese. Il mondo è come un’opera lirica. Turandot, quest’algida principessa immaginaria e reale, significa forza e potere; il principe Calaf, suo pretendente, diventa rifugiato politico”.
Ecco le foto della prima serata al Teatro dell’Opera di Roma firmate Umberto Pizzi.
(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata