Urbano Cairo ha stravinto la contesa per il controllo di Rcs, il gruppo del Corriere della Sera e della Gazzetta dello sport, L’editore di La7 con la sua offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas), ha raccolto il 48,8% delle azioni Rcs, mentre la cordata concorrente formata da Andrea Bonomi con Diego Della Valle, Mediobanca, Unipolsai e Pirelli, si è fermata al 37,7 per cento (tutti i dettagli nell’approfondimento di Formiche.net).
Nel ritratto a firma di Andrea Montanari si legge: “Cairo nasce con Silvio Berlusconi e del Cav ha preso i lati migliori: ha imparato, dal più bravo venditore di pubblicità della storia italiana, che gli spot sono l’anima del commercio e che non si butta via neppure l’osso né la buccia. Da Berlusconi ha capito il rapporto fondamentale tra carta stampata e raccolta pubblicitaria. E lo ha messo in pratica, da solo”. “Quali sono i pro e i contro dell’ingresso di Cairo in Via Rizzoli e soprattutto in via Solferino? – si chiede Montanari -. Dalla sua, Urbano ha parecchie frecce nella faretra: è veloce, decisionista, conosce numeri, dati, cifre come nessun altro. Analizza i bilanci fino all’ultima virgola: sicuramente stava valutando quelli di Rcs da almeno 5-7 anni, se non di più”.
Ma ci sono anche i contro: “Cairo è abituato a gestire le cose da solo, o con pochissimi manager che lo seguono da sempre, da oltre 20 anni. Rcs invece è un animale strano. E’ un elefante para-statale con quasi 4 mila dipendenti (3.945 a fine 2015), e tantissimi dirigenti all’area Corporate (468 dipendenti alla divisione che perde 23 milioni su 53 milioni di fatturato). Quindi dovrà entrare in punta di piedi per evitare “trappole” visto che in tanti dirigenti già temono il (giusto) repulisti (solo sotto il cfo ci sono 16 tra dirigenti e quadri, 16)” (continua a leggere l’approfondimento di Andrea Montanari).
Ecco Urbano Cairo, nuovo padrone di Rizzoli-Corriere della Sera, in 90 foto.