Ufficialmente è schierato con Matteo Renzi (“alle primarie lo voto“, ha detto oggi al Corriere della Sera) ma poi – nella polemica che sta dividendo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e i renziani – non ha esitato a schierarsi con il primo. Luigi Zanda – il capogruppo Pd al Senato – intervistato da Federico Fubini ha difeso a spada tratta il titolare del MEF dal pressing a tutto campo che gli stanno riservando i più fidati collaboratori dell’ex presidente del Consiglio.
Il nodo del contendere è noto: la manovra d’autunno che dovrà essere varata dal governo guidato da Paolo Gentiloni. Un passaggio politico particolarmente delicato, a pochi mesi dalle elezioni politiche del 2018 e con la scure di Bruxelles puntata verso Palazzo Chigi. In quest’ottica si spiegano le crescenti tensioni che si stanno concentrando in particolar modo su due questioni: la privatizzazione di Ferrovie e Poste Italiane oltre che sulla riforma del catasto. Misure ipotizzate da Padoan per mettersi al riparo da eventuali procedure d’infrazione aperte dall’Unione Europea, ma contestate da Renzi e dai renziani perché troppo tecniche e poco politiche. E, cioè, perché potenzialmente in grado di far perdere voti al momento del voto.
“Non ho mai usato l’espressione ministro tecnico: quando si è eletti in Parlamento o si giura come membri del governo, quale che sia la nostra professione di origine, da quel momento si diventa personalità politiche“, ha dichiarato Zanda a proposito del ministro dell’Economia: “Padoan indica obiettivi generali che credo nessuno possa disconoscere. La prima necessità è di evitare sanzioni europee, senza dimenticare che abbiamo spazi di manovra estremamente ridotti e certe necessità di spesa pubblica“.
Intanto, però, nell’entourage dell’ex premier sembra crescere il malumore nei confronti del capogruppo Pd in Senato – per gli attriti degli ultimi mesi – e anche per l’incidente di ieri che ha portato alla guida della decisiva Commissione Affari Costituzionali del Senato un esponente di Area Popolare come Salvatore Torrisi invece del dem Giorgio Pagliari. L’accusa – ha scritto l’Adnkronos – “è quella di non aver preso la situazione in mano con maggiore decisione“, fino all’inaspettato ribaltone in commissione.
Nella gallery alcune delle foto più significative che Umberto Pizzi ha scattato a Luigi Zanda negli ultimi anni.
(Foto di Umberto Pizzi/Riproduzione riservata)