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Un’Italia che ancora non funziona come dovrebbe nella gestione dei rifiuti, lontana dai Paesi europei nel ricorso all’uso della discarica, e che dovrebbe “sbloccare la normativa per adeguarsi” a pratiche più virtuose. Anche se il recupero e il riciclo mostrano segnali incoraggianti, specie quelli di carta, vetro e acciaio nonostante la crisi. E’ un Paese ‘spaccato’, tra l’esasperazione del conferimento in discarica e l’eccellenza dell’industria dedita ad una seconda vita della spazzatura, quello che viene disegnato dal rapporto ‘L’Italia del riciclo’, promosso da Fise Unire (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

TROPPA DISCARICA

“L’Italia – si osserva – conferisce in discarica circa il 43% dei rifiuti urbani” e “sconta ancora oggi un grave ritardo rispetto alle altre nazioni Ue“. In alcune regioni l’uso della discarica raggiunge punte “anche oltre l’80%, a fronte di altri Paesi europei che hanno superato il ricorso allo smaltimento in discarica”: Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia, tanto per fare qualche esempio, dopo aver portato il riciclo a livelli elevati e destinato una quota significativa al recupero energetico sono libere da ‘vasche’ ingoia-rifiuti.

L’INDUSTRIA DEL RICICLO

Ma l’industria del recupero dei rifiuti cresce; nonostante l’impatto della crisi. Oltre il 65% degli imballaggi viene avviato al riciclo, con punte di eccellenza per carta (84%), vetro (71%) e acciaio (75%). L’industria nel 2012 registra più 2% rispetto al 2011 nel rapporto riciclo-immesso al consumo per gli imballaggi (più 0,5% in valori assoluti): 7,546 milioni di tonnellate nel 2012, erano 7,511 milioni di tonnellate nel 2011 (7,346 nel 2010). In questo modo riesce a tenere in piedi “settori industriali strategici per il nostro Paese”: dalla siderurgia al tessile, dai mobili alla carta al vetro. Aumento anche il recupero nel settore tessile (più 20% sul 2010) e quello della frazione organica (4,5 milioni di tonnellate recuperate). E poi abbiamo “il primato europeo per il reimpiego dei materiali ottenuti dalla demolizione dei veicoli a fine vita”. Invece si potrebbe fare di più, con margini di miglioramento, per gomma, rifiuti elettronici, frazione tessile e inerti da costruzione.

ALCUNI SETTORI: CARTA, VETRO, PLASTICA, ALLUMINIO, ACCIAIO

Nel 2012 la produzione di carta e cartone ha registrato una contrazione del 5% rispetto ai livelli del 2011 arrivando a 8,6 milioni di tonnnellate. Dopo un decennio di crescita progressiva e costante, si registra una raccolta di carta e cartone in decremento per il secondo anno consecutivo. In termini assoluti, la raccolta di carta e cartone si ferma al di sotto dei 3 milioni di tonnellate (con una riduzione di circa 68.000 tonnellate rispetto al 2011). Nel 2012 si è registrata anche una lieve contrazione (meno 40.000 tonnellate) per la parte di imballaggio avviata a recupero energetico, che rappresenta il 7,4% dell’immesso al consumo.

Le quantità d’imballaggi in vetro raccolti nel 2012 sono stati pari a circa 1,7 milioni di tonnellate, corrispondenti al 76% dell’immesso al consumo, dato costante rispetto al 2011. Nonostante la diminuzione dell’immesso al consumo pari al meno 2,4%, il 71% degli imballaggi sono stati avviati a riciclo, registrando un incremento del 2% rispetto al 2011. Complessivamente grazie alla gestione consortile sono state riciclate 1.196.000 tonnellate d’imballaggi in vetro, pari al 76% degli imballaggi riciclati nel mercato nazionale. Nel 2012 sono stati riciclati 2,02 milioni di tonnellate di vetro, di questi gli imballaggi costituiscono il 78%.

Nel 2012, nonostante il calo dell’immesso al consumo (meno 1%), per la plastica si è registrato un incremento dell’1% di imballaggi avviati al riciclo. La percentuale di riciclo sull’immesso al consumo è stata pari al 37%. Nel 2012 gli imballaggi in plastica avviati a recupero energetico sono stati 700.000 tonnellate. Il recupero complessivo (riciclo meccanico e recupero energetico) per il 2012 è stato di 1.454.000 tonnellate, pari al 71% dell’immesso al consumo.

Nel 2012 per l’alluminio si è registrata una sostanziale stabilità dell’immesso al consumo rispetto al 2011 (-0,1%). L’incremento delle importazioni di lattine per bevande, tornate ormai totalmente all’alluminio, ha contribuito a mantenere stabili i quantitativi in questione. Nel 2012 i risultati di raccolta dei rifiuti di imballaggio in alluminio sono cresciuti del 10% rispetto alle prestazioni del 2011 e addirittura di circa il 30% rispetto al 2010.

Nel 2012, a fronte di un netto calo dell’immesso al consumo (meno 9,5%), gli imballaggi in acciaio registrano una diminuzione delle quantità avviate a riciclo (meno 6%) garantendo il riciclo del 75% degli imballaggi immessi al consumo, con un aumento del 4% rispetto al 2011.

SERVONO STRUMENTI ECONOMICI PER SETTORE

“E’ necessario – affermano Fise Unire e Fondazione sviluppo sostenibile – che il Governo sostenga una seria politica per lo sviluppo del riciclo” per renderlo “competitivo”; cosa che si può fare con “idonei strumenti economici e disincentivando lo smaltimento in discarica”. Per Corrado Scapino, presidente di Unire,  “nonostante i difficili anni di crisi il settore del recupero rifiuti si conferma un sistema dinamico, almeno per quanto riguarda le imprese e gli organismi di gestione che lo coordinano. Purtroppo, continuiamo a riscontrare il mancato rispetto della gerarchia di gestione dei rifiuti. Occorre in primis attivare nuove leve per stimolare il mercato dei materiali riciclati, anche attraverso politiche di green public procurement che in Italia, a differenza di altri Paesi, stentano a decollare”. Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “anche il riciclo ha risentito della crisi che nel 2012 ha colpito, e continua anche quest’anno a colpire, il Paese: le imprese del riciclo più forti hanno reagito bene alla crisi, ma non poche di quelle piccole e meno robuste hanno chiuso. Si intravedono anche i potenziali di sviluppo del riciclo, in vari settori: potenziali che potrebbero contribuire alla ripresa economica del Paese se si riuscissero a superare le barriere che ostacolano lo sviluppo di quello che è un settore strategico per una green economy”.

Italia dei rifiuti, tra troppa discarica e poco riciclo

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