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E’ conosciuto come paroliere di grandi artisti, ad esempio, Laura Pausini, Paola Iezzi ed Emma Marrone, vive di musica da anni e la scorsa estate è stato coinvolto nel progetto di Braccialetti Rossi, la fiction di Raiuno in onda tutte le domeniche in prima serata. Niccolò Agliardi è il direttore musicale e il compositore, con la sua band The Hills, delle 9 canzoni inedite (Edizioni Curci) che fanno da colonna sonora alla serie tv firmata da Giacomo Campiotti. A interpretare i brani – musicati da Stefano Lentini – ci sono Agliardi stesso e, con lui, Francesco Facchinetti, Ermal Meta, Il Cile, Simone Patrizi, Edwyn Roberts e Greta. “Con molta umiltà posso dire di essere stato tra i traghettatori di Braccialetti Rossi, un progetto in cui hanno creduto tantissimo, ancor prima di me, il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone; la direttrice di Raifiction Eleonora Andreatta; il produttore Carlo Degli Esposti e il suo braccio destro Nicola Serra e il regista Campiotti”.

Quando e come è stato coinvolto in questo progetto?
“La scorsa estate mi ha chiamato il produttore Carlo Degli Esposti e mi ha fatto vedere Polseres vermelles (il format catalano da cui Braccialetti Rossi trae ispirazione, ndr). Dopo aver guardato un episodio ero senza parole, zitto. Da quel momento in poi non ho fatto altro che sperare che Carlo (Degli Esposti, ndr) scegliesse me. Non so se io fossi in lizza con qualcun altro, ma quando ho visto quella puntata ho capito che la vita è proprio strana e che a volte fa tornare i conti senza che le venga chiesto”.

In che senso?
“Vedere Braccialetti Rossi è stato catapultarsi in un flashback della mia vita. Nei miei primi 40 anni, non ho fatto altro se non cercare di trasformare il dolore in qualcosa di migliore, ho sempre lavorato con i ragazzi nelle scuole e a Mtv, ho fatto della musica il motivo portante della mia esistenza, ho fatto volontariato sulle ambulanze. In Braccialetti Rossi ho ritrovato tutti questi ingredienti mescolati magicamente in un unico prodotto. Pur non avendo mai fatto musica per la tv o per il cinema io sapevo che sarei stato all’altezza”.

Ma che cos’è Braccialetti Rossi?
“E’ una sfida che grazie a un fiume di fiducia reciproca tra gli addetti ai lavori è stata vinta, almeno fino ad ora (siamo alla terza puntata)”.

Quando parla di fiducia reciproca a cosa si riferisce?
“Al fatto che all’inizio non erano in tantissimi coloro che credevano nella serie. Tratta un tema molto delicato, non è una fiction perfetta e lo sappiamo. La bellezza sta proprio nell’imperfezione, nei pianti, negli stati d’animo, nella rigidità di qualcuno alcune volte. E’ una serie tv viva. Stare sul set è stato bello e allo stesso tempo complicato”.

Complicato perché?
“Il produttore mi ha fatto un biglietto per la Puglia dove io ho trascorso tutta la scorsa estate, la più strana della mia vita. Le assicuro che a 40 anni non è così semplice stare in mezzo ai ragazzini. Mentre i miei amici erano in Thailandia per un bel viaggio, io stavo riscoprendo un’adolescenza che pensavo ormai di aver archiviato”.

Cosa vuol dire oggi essere adolescenti?
“Vuol dire essere meravigliosamente stravaganti. Essere irruenti ma anche incerti, avere molte perplessità e allo stesso tempo mostrarsi arroganti nei confronti del mondo”.

Perché Braccialetti Rossi funziona?
“Perché parla di vita vera. E onore al direttore di Raiuno che è riuscito ad abbassare l’età del pubblico del primo canale. Con due ragazzi amputati e un’anoressica tra i protagonisti, Braccialetti Rossi ha dimostrato che la fiction Rai funziona, fa buonissimi ascolti”.

Leone definisce la serie una “scommessa”, oggi possiamo aggiungere l’aggettivo vinta.
“Vero, oggi è facile perché siamo tutti sul carro dei vincitori ma poteva non essere così. Ed è andata bene e siamo tutti contenti”.

Come si sente lei da protagonista?
“Mi sento, e lo dico sottovoce, felice”.

Perché sotto voce?
“Perché ho paura”.

E’ umanamente bizzarro quello che dice. Che cosa ha imparato da questa fiction?
“Dal punto di vista professionale ho imparato che la musica può giungere al cuore della gente anche senza bisogno di essere ingabbiata in strutture prestabilite. Siamo nella top 5 di iTunes e non mi sembra vero”.

Cosa vuol dire “Io non ho finito” colonna sonora della fiction?
“Nel contesto è un inno alla vita, è un modo per dire non mi arrendo neppure di fronte alla malattia. In generale, vuol dire che si può avere la spinta propulsiva per uscire da ogni galleria, anche quelle più buie e per farlo bisogna entrarci e attraversarle”.

Nel post Bracialetti Rossi cosa c’è per Niccolo Agliardi?
“C’è un disco educato, dal titolo appunto “Io non ho finito”, che mi sta aspettando da un anno”.

Sanremo lo guarderà da spettatore?
“Assolutamente sì. Calcherò il palco dell’Ariston quando mi sentirò pronto. Per adesso meglio stare sul divano con la tv accesa e il telecomando in mano”.

Tutte le note di Braccialetti Rossi. Parla Agliardi

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